wonderland italy. IL GIOCO DEL MONOPOLI

Figure alla Renzi...
Figure alla Renzi…

SEGUIRE le vicende economiche italiane è come giocare a Monopoli: si finisce sempre in un vicolo stretto e senza mai passare dal via.

TERREMOTO, ALTRA OCCASIONE

PER UNA “BELLA FIGURA”

L’altro giorno accennavo a una proposta per trasformare questa ennesima “disgrazia” in un’occasione di cambiamento. Non che mi illudessi, non che sia un ingenuo, ma la via che i nostri politici intendono prendere pare sia la solita.

La solita via fatta di parole roboanti, di pugni sbattuti scenograficamente sul tavolo europeo, per ottenere cose che non sono previste e che non sono state date a nessuno.

Si dà il caso che invece di pensare a come trovare i soldi in casa nostra, che ci sono e sono abbondanti, dentro gli abbondanti sprechi italiani, mandiamo alle ortiche dignità e orgoglio, pretendendo altra flessibilità aggiuntiva dall’Ue (per finanziare non la ricostruzione dei centri colpiti, perché quella è già accordata, ma la messa in sicurezza di tutto il Paese), oltre a quella abbondantemente concessa in questi due anni e puntualmente vanificata dal nostro Renzi, che, nonostante le voragini che sta aprendo nei conti pubblici, continua imperterrito a dare mancette preelettorali ai diciottenni.

Biografia di Padoan
Biografia di Padoan

Per chi avesse la memoria corta voglio ricordare cosa chiese a Bruxelles speculando sulla morte dei migranti nel Mediterraneo nel 2015. Ecco la dichiarazione per niente imbarazzata del Padoan dell’epoca:

Il maggior spazio fiscale che in caso arriverà dal via libera della Ue con la cosiddetta clausola migranti “servirà ad anticipare misure che in ogni caso saranno prese e in particolare anticipare ma non sostituire”.

Lo dice il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ai microfoni del Tg1 facendo riferimento alla possibilità di anticipare il taglio dell’Ires al 2016 (Ansa, 17 ottobre 2015).

Pensate che stavolta vada diversamente? Mettetevi comodi che le mance abbonderanno.

I FANTASTICI 4

Ma oggi torniamo sulle banche. Le solite, Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti e CariFerrara. Perché le cose procedono. Ma non secondo i piani e noi non ci distraiamo.

Le piramidi dei faraoni (con i soldi nostri)
Le piramidi dei faraoni (con i soldi nostri)

Riassuntino:

  1. le magnifiche 4 saltano in aria, non a causa dei tedeschi, non per le lune di Draghi e nemmeno per lo sbarco dei marziani.
    No, succede a causa di mala gestione da parte di vertici occupati a farsi gli affari loro.
    Queste banche vengono commissariate, sanzionate e sono in corso indagini della magistratura (che lentezza ragazzi!).
  2. Le banche vengono scorporate e divise in bad bank le prime e in good bank, le seconde, che poi tanto good non sono; vengono ricapitalizzate per 1,8 miliardi tramite il fondo interbancario finanziato dalle altre banche italiane, e cedono in blocco le loro sofferenze al valore pari al 17,6% del valore di quanto era stato iscritto a bilancio (in pratica le sofferenze vengono svalutate di più dell’80% rispetto al valore iniziale).
  3. Tutto questo con l’idea di rivendere le good bank sui mercati in una bella asta al rialzo entro il 30 giugno.
    In effetti sono decine le manifestazioni d’interesse, ma poi, viste le carte e visti i conti, si ritirano tutti.
  4. La Bce proroga allora il termine al 30 settembre, ma, intanto, i crediti considerati esigibili e per questo tenuti dalle good bank, pare non lo siano poi tanto, e compaiono nuove sofferenze: pare che la gestione non sia ancora quella adeguata…
  5. Si arriva così a quanto segnalavamo qualche giorno fa: due offerte di fondi americani, per 400 milioni, vengono respinte, per evitare al sistema bancario italiano una perdita secca di 1.4 miliardi.
  6. Sviluppi: l’asta viene chiusa, non si sa con quali appigli formali, e riaperta. Ecco che le banche italiane, che si erano giustamente astenute dal partecipare alla prima asta ricompaiono.
    La Popolare Bari per CariChieti, la Bper verso Banca Marche e Banca Etruria, mentre qualcuno continua a attribuire a Ubi l’interesse per Carife che l’Ad Massiah ha smentito.
    I prezzi? Di poco superiori a quelli offerti dagli ‘speculatori-avvoltoi’ esteri: si parla di 300-400 milioni per Banca Marche e Banca Etruria che rappresentano le due entità maggiori, rispetto a Carife e CariChieti.
  7. Conclusione: tutti i giornali gaudenti rilanciano la lieta novella, ma nessuno che spieghi perché le banche italiane, che proprio non ne volevano sapere, ora rilanciano su cifre comunque molto inferiori all’investimento effettuato un anno fa. E sapete perchè? Perché prendersi quote di mercato piace a tutti, ma la prospettiva di avere a che fare con filiali in eccesso, personale in eccesso e sindacati vari, oltre alle nuove sofferenze, non piace a nessuno.
    Domandone finale. I giornali non spiegano, ma i fatti lo spiegano benissimo, perché poi, in borsa, tutte le nostre banche vengono tartassate: chi vuole investire in aziende che usano i propri utili per salvare morti che camminano?
    Chi vuole mettere denaro in banche che, come Unicredit, devono fare aumenti di capitale veri e non fasulli (come invece è accaduto per le banche venete), e dilapidano i dividendi degli azionisti per salvare Banca Etruria?

A voi la non ardua risposta.

BORSE E NUOVO TRASTULLO DEI MERCATI

Se ne riparla venerdì sera...
Se ne riparla venerdì sera…

Nel frattempo chiudo con le borse, anche ieri poco mosse.

I mercati dopo la paranoia per Jackson Hole ora sono entrati in quella successiva, denominata Nfp, ovvero il dato dei Non Farm Payrolls, le buste paga del settore non agricolo americano, che verrà reso noto venerdì insieme al dato sulla disoccupazione e visto che la Yellen ha detto che, per decidere un nuovo aumento dei tassi ma anche no, guarderà ai dati economici, ecco che parte un nuovo treno.

L’esito, come sempre, sarà un quarto d’ora di ordinaria follia, con la speculazione a mille e poi… via verso il circolo del bridge a mangiare aragoste.

Loro, mica io!

[Massimo Scalas]

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