SI RIPARTE, ci siamo lasciati con la penosa vicenda Mps, su cui ancora pesano molte incognite, relative al modo in cui l’Italia vorrà procedere a nazionalizzare la banca.
Circolano alcune ipotesi ma tutto è sotto la lente d’ingrandimento della Bce.
E della Commissione Ue, che non intende avallare un ingresso dello stato senza il rispetto delle regole europee in materia.
BASILEA 4, SCAMPATO PERICOLO
Nel frattempo, per fortuna, le autorità sovranazionali hanno deciso di soprassedere agli accordi su Basilea 4.
In pratica le nostre banche restano sottoposte ai vincoli dettati da Basilea 3. Ma che roba è questa?
Sono niente altro che le regole che presiedono al funzionamento dei sistemi bancari mondiali, soprattutto per quanto concerne la patrimonializzazione e i controlli, che sono stati via via rafforzati.
Basilea 4 avrebbe imposto ulteriori rafforzamenti patrimoniali e dunque è facile capire perché in Italia, ma non solo, si tiri un sospiro di sollievo. Ve lo immaginate Mps costretto a doversi cercare altri 5 o 10 miliardi?
Il tutto è rimandato a data da destinarsi. Cioè, se nulla cambia, anche mai.
FACCIAMO IL PUNTO
Ma a questo punto dove li mettiamo i nostri soldi?
Mesi fa avevo fatto una classifica, penso sia bene aggiornarla.
La premessa è che:
- i conti correnti fino a 100mila euro non corrono rischi, sono garantiti anche in caso di fallimento della banca
- bisogna in ogni caso evitare di prendere rischi inutili facendo investimenti che non si capiscono, anche e a maggior ragione se sono proposti dalle banche di cui siete clienti
Detto questo per valutare la solidità di una banca io vi propongo di partire da uno studio accurato della Bocconi del terzo trimestre 2015, basato su sette indici, alcuni dei quali già presentati da Linee tempo fa:
- tre relativi alla patrimonializzazione: Cet 1, Tier 1, Total capital ratio
- uno di redditività sul totale attivo: il margine d’interesse più il saldo da commissioni e altri ricavi
- uno relativo all’andamento in Borsa nel 2015
- due Isc: l’indicatore sintetico del costo annuo che dà un prezzo di riferimento del conto corrente
Il risultato è visibile nella slide qui sopra.
MEDIOLANUM E MEDIOBANCA DUE CASI PARTICOLARI
In questa classifica però va detto che ci sono due banche che rappresentano casi particolari. Mediolanum lavora solo attraverso promotori e Mediobanca non lavora con i retail, ovvero i clienti piccoli, cioè noi gente comune, ma solo con istituzionali.
LA CLASSIFICA ATTUALE
Partendo da questo studio andiamo ad aggiornarlo in base a quanto accaduto nel 2016, cioè del fatto che Mps non ha trovato manco un miliarducolo arabo da strapazzo, disposto a metterci due centesimi; che Unicredit ha in ballo un aumento di capitale da 13 miliardi che partirà a febbraio e che rappresenta un passaggio delicato per la più grande banca italiana.
Teniamo anche conto che la fusione, riuscita, tra Bpm e Banco Popolare, ha dato luogo alla terza banca italiana Banco Bpm. Usiamo insomma, i coefficienti patrimoniali ma anche il buon senso.
Mi limito quindi a darvi quelle che secondo i criteri attuali di patrimonializzazione sono le prime quattro banche italiane per solidità, escludendo, per le ragioni che vi ho detto, Mediolanum che sarebbe la prima (nulla vieta di affidarsi ai loro promotori che vengono a casa vostra se volete, a spiegarvi tutto e a proporvi il contratto di apertura di conto corrente) e Mediobanca che non lavora coi retail:
- Intesa San Paolo
- Ubi Banca
- Banco Bpm
- Credem
Per quanto riguarda Unicredit dobbiamo aspettare l’aumento di capitale.
POSTE ITALIANE, UN DISCORSO A PARTE
Molti hanno il conto corrente in Poste Italiane, una non-banca che agisce come una banca e che sono l’istituto in assoluto con il costo di tenuta conto più basso: 30 euro l’anno forfettario. Ma non essendo una banca, non è sottoposta al sistema di vigilanza europeo della Bce, quindi non esistono Cet 1 e simili a dirci se si tratta di posto sicuro per il proprio denaro o meno.
Quello che possiamo dire è che si tratta di una società ancora pubblica, con garanzie statali, nonostante sia quotata in Borsa, che opera in tre settori spedizioni, BancoPosta con i conti correnti e la vendita di prodotti finanziari come carte di credito, finanziamenti, investimenti, polizze assicurative tramite Poste Vita.
La maggior parte dei prodotti che trovate presso gli uffici postali come finanziamenti o investimenti, sono collocati da poste ma emessi da altri soggetti.
Poste Italiane tramite il BancoPosta guadagna dalla vendita di questi prodotti.
Fino a poco tempo fa risultava essere più sicura delle altre banche perché i prodotti finanziari del BancoPosta sono collocati dalla rete degli sportelli postali ma sono emesse da società esterne.
Quindi non presta i soldi dei correntisti postali.
Ma col governo Renzi, Poste è di fatto divenuta “proprietà” di Cassa Depositi e Prestiti, che, come sappiamo, è stata lanciata in una serie di partecipazioni azionarie non proprio redditizie (vedi Ilva e Alitalia) per un totale di 30 miliardi su un capitale di 20.
Per quanto riguarda i prodotti tipo buoni fruttiferi e libretto postale, anche in questo caso vengono solo collocati da Poste Italiane ma son emessi dalla Cassa Depositi e Prestiti.
Quindi è la solidità di questa società che dovete guardare se investite in questi prodotti.
Una cosa importante a favore di Poste: i conti correnti del BancoPosta non rientrano nel bail in perché attualmente Poste Italiane è ancora una compagnia pubblica.
[Massimo Scalas]
[Fonti: Sole 24 Ore, Università Bocconi, Borsa Italiana]