LO SPREAD tra Italia e Spagna continua a salire. Avete capito bene: no, non con la Germania (quello è scontato). Sì, con la Spagna. Ma sicuramente sbagliano i mercati e ha ragione Renzi quando dice che noi siamo meglio.
NUOVI DATI SOLITA DEPRESSIONE
In questi giorni sono usciti i dati mensili dell’Istat in materia di lavoro.
Iniziamo con la produttività, praticamente ferma da 20 anni in Italia, causa prima dei nostri problemi.
In tabella potete chiaramente verificare, tramite il confronto impietoso con gli altri Paesi, quanto siamo lontani da valori accettabili.
La media Ue della produttività del lavoro nel 2015 è stata pari a +1,6%, noi siamo a -0,3%. Ma va tutto benissimo…
Intanto la disoccupazione risale a settembre all’11,7% dall’11,4% precedente.
In realtà il dato è condizionato dal calo di 0,9% degli inattivi, ovvero coloro che non lavorano e non cercano un lavoro. La tabella evidenzia tre cose;
- un aumento complessivo degli occupati di 45 mila unità
- un calo dei lavoratori dipendenti
- un boom degli autonomi
- un mercato del lavoro su base trimestrale fermo allo zero spaccato
Un ulteriore conferma che il Jobs Act ha praticamente esaurito i suoi effetti.
Ma passiamo oltre: passiamo a Yoram.
ESISTE UN EBREO
CHE NON CAPISCE NIENTE DI ECONOMIA?
Domanda retorica. Esiste e fa il “commissario alla non spending review”.
Ha rilasciato una mirabolante intervista al Corriere, nella quale un non-giornalista non gli fa le domande che vanno fatte, specie quando il nostro arriva a dire l’indicibile, e cioè che la crescita del Pil andrebbe calcolata al netto della spesa pubblica… ovvero, come a dire che il vostro conto corrente andrebbe visto come se i prelievi non ci fossero.
Pare allora opportuno mettere questa tabella che si riferisce a una nazione di deficenti che da venti anni tirano la cinghia per produrre un avanzo di bilancio, caso unico al mondo; che invece di ridurlo, ha favorito l’esplosione del debito pubblico – e lo spread con la Spagna sale.
BANCHE, RIECCOCI
Chiudiamo con le banche. Archiviata la baldoria del “nuovo piano industriale”, Mps torna nell’oltretomba, con la quotazione che si riavvicina ai minimi storici.
La settimana, ha visto di nuovo il settore bancario italiano colpito da crolli generalizzati.
E, siccome Mps dopo un po’ stufa, ecco che abbiamo una new entry nel club delle pericolanti, con la più grande banca del sud, ovvero Banca Popolare di Bari, la quale dovendo trasformarsi in Spa, ha qualche problemuccio dovuto sia al bilancio 2015 chiuso in perdita per 500 milioni, sia per la gestione un pochino allegra di certi clienti importanti di Bari e dintorni, sia per i 70mila azionisti, che, comprate le azioni a 9,5 euro, ora vorrebbero rivenderle.
Però… però la banca non è quotata e quindi è la banca stessa a poterle riacquistare. Può, ma non vuole e nel caso volesse ha comunicato ai clienti che le stesse valgono ora 7,5 euro. Perché? Perché lo dicono loro.
Non so a voi, ma a me questa vicenda ricorda da vicino, vicinissimo l’inizio della storiaccia delle banche venete.
Intanto però, a stalla aperta, buoi scappati, Salerno-Reggio Calabria inaugurata e Ponte sullo Stretto costruito… la Consob ha aperto un’indagine su Veneto Banca: che ridere!
E lo spread sale. Buon fine settimana. Anzi no: guardatevi questo video.
Succede a Roma, la città della rivoluzione…
[Massimo Scalas]
[Fonti: Istat, Corriere della Sera, Borsa italiana]