wonderland italy. LA BATTAGLIA (VINTA) IPOCRITA DELLA CGIL

Camusso. Misteri italiani: come chiedere una cosa e praticare l’opposto

IL MOMENTO è grave. Il Paese rischia davvero grosso: rischia di essere chiamato a votare un referendum che probabilmente raccatterà un numero di votanti pari solo a quello del referendum pistoiese sulla Giostra dell’Orso. Sì, quello votato da 1000 pistoiesi.

I quesiti sono due: uno riguarda il codice degli appalti che, come è noto, tutti i cittadini italiani conoscono a memoria.

L’altro riguarda i voucher e si tratta di un referendum bruciato in partenza dalla Corte Costituzionale che ha fatto fuori la parte che interessava alla Camusso, che voleva rimettere al suo posto l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori (signora, ma non farebbe prima a candidarsi come Ministro? Si sa che in questo Paese un ministero non si nega mai a nessun… sindacalista – ma lei ce l’ha la laurea?).

A GRANDE RISCHIO, GRANDE RISPOSTA

Il Ministro dell’istruzione Fedeli non ha la laurea, ma faceva la sindacalista in Cgil… Anche lei è un voucher della politica?

Il rischio è davvero enorme: infatti la Cgil, se si va a votare, si potrebbe trovare nella spiacevole situazione di dover prendere atto che i votanti saranno meno degli iscritti. Non è bello.

Quindi a questo punto il governo, tutto unito senza se e senza ma, si è lanciato al soccorso rosso (di vergogna mai?).

Nei giorni in cui l’aula resta deserta durante la discussione sul testamento biologico (non sia mai che si faccia arrabbiare qualche prete permettendo ai cittadini di decidere da sé della propria vita); nei giorni in cui dovrebbero preoccuparsi di sostituire la decontribuzione a termine per i neo assunti con un provvedimento strutturale, loro che sono tanto Gentiloni con la Cgil, in fretta e furia vogliono fare un decreto che abolisca i voucher (punto).

Ridicolezze…

PICCOLA STORIA DEL VOUCHER

Nato nel 2003 con il governo Berlusconi per regolamentare e fare emergere quei lavori occasionali e accessori soprattutto in ambito familiare che venivano svolti al nero (la badante è un caso classico), si è poi evoluto nel tempo, grazie ai signori della sinistra (vedi Governo Prodi del 2008) estendendosi, nel silenzio assoluto dei sindacati, ai settori più svariati, dall’industria al commercio, divenendo uno strumento perfettamente legale per eludere le tasse…

IL DITO E NON LA LUNA

In realtà i voucher coprono una parte minoritaria del totale delle ore lavorate e pensare di eliminarlo è come ritenere di risolvere la febbre facendo a pezzi il termometro.

Infatti, al netto delle criticità sopra descritte, è chiaro che esso rappresenta per le aziende una via d’uscita per potersi adattare e sopravvivere all’enorme carico fiscale che grava sulle attività produttive.

Roba da stolti…

D’altro canto che credibilità può avere un sindacato, che negli anni ha dato fior di ministri ai governi di sinistra e che ha pure utilizzato i voucher impropriamente per retribuire i propri dipendenti?

Nessuna: in un altro Paese la gente l’avrebbe già abbandonato da tempo, dopo averlo fatto a pezzi.

DOMANDONE PER GENTE GENIALE

Quindi, posto che i nostri eroi sono i buoni (smemorati) che vogliono sanare un’ingiustizia (tanto gli italiani smemorati non ricordano che sono stati loro a permetterne l’uso a tutto campo), cosa si fa una volta aboliti i voucher (il dito)?

C’è verso per una volta di guardare alla luna (le tasse)? O vogliamo, come sembra, abolire e poi si vedrà?

Bene, sappiano i nostri incapaci à la carte, che abolire senza fare altro significa rimandare nel sommerso ciò che era, bene o male, emerso.

E il tutto per un pugno di voti e il favore del sindacato che difende sempre l’indifendibile: i furbetti del cartellino, i ladri pizzicati all’Atac che per carità, tengono famiglia, gli impiegati che vivono come un affronto l’obbligo di usare il badge per certificare la presenza al lavoro come è normale nei Paesi normali, i tassisti che bloccano un intero Paese con scioperi selvaggi, e via così…

Tesseratevi, gente! Tesseratevi che loro vanno in crociera coi vostri soldi.

[Massimo Scalas]

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