FACCIAMO il punto sugli stress test: avevamo lasciato i nostri eroi silenti e a orecchie basse dopo il rifiuto definitivo della maestra, alla reiterata richiesta dei nostri scolaretti di poter aggirare ogni sorta di regola e regoletta europea in materia bancaria.
Tutti zitti e tremebondi in attesa della fatidica mazzata in arrivo dall’Eba (autorità europea di vigilanza bancaria) in materia di stress test.
COSA SONO GLI STRESS TEST
Sono dei test che ogni due anni vengono fatti sulle maggiori 50 banche europee, per saggiarne la tenuta in caso di scenari economici avversi.
Si basano su tutta una serie di parametri: qui vi metto quelli americani se volete approfondire, https://it.wikipedia.org/wiki/Stress_test_delle_banche.
Le nostre autorità li odiano, come odiano tutto ciò che li espropria della loro autorità in materia. Noi cittadini italiani invece ringraziamo il cielo che ci siano… altrimenti certe cose non le sapremmo mai.
RISULTATI
In realtà, visti i timori della vigilia, occorre dire che, al netto di certe situazioni, è andata… infatti bene ne sono uscite Intesa e Banco Popolare, in modo non proprio rassicurante Unicredit e bocciata, ultima in Europa, Mps, la mucca da latte del Pci-Pd.
Se guardiamo il patrimonio aggregato è pari al 7,7%, che è peggio delle britanniche che sono a 8,5%, peggio delle spagnole che fanno 8,6%, molto peggio di quelle tedesche che fanno 9,5% e francesi che fanno 9,7%, peggio della media delle 51 banche rilevate che fa 9,4%, meglio degli irlandesi che fanno 7,5% e dell’Austria che fa 7,3%.
LA ZAVORRA MPS
Mps trascina in basso tutto il comparto. Con il Tier va addirittura in negativo in caso di condizioni avverse.
Ecco il resto:
- Deutsche Bank 7,8%
- Monte Paschi -2.44%
- Allied Irish 4.31%
- Banco Popular 6.62%
- Bank of Ireland 6.15%
- Barclays 7.3%
- Unicredit 7.1%
- Soc Gen 7.5%
- Ing 9%
- Rbs 8.1%
- Nordea 14.1%
- Abm Amro 9.53%
Ma se guardiamo l’insieme si vede che il sistema bancario italiano si è comportato meglio del previsto e questo dimostra che può reggere il Bail-In.
Domanda: a cosa è servito allora strepitare per mesi contro le nuove normative europee?
Risposta: a causare ripetuti crolli in borsa anche delle nostre banche migliori come Intesa, annullando così il dividendo per gli azionisti.
Grazie Visco, grazie Patuelli, grazie Renzi, grazie ai cari media “indipendenti e prestigiosi”, gli azionisti ringraziano sentitamente.
MPS, UNA SOLUZIONE COMPLICATA
A questo punto il nodo torna a essere Mps (in attesa di vedere come Unicredit risolverà il suo aumento di capitale da 9 miliardi).
C’è finalmente un piano concordato con la Bce in grado di rispettare le normative europee. Ma è un piano complicato e condizionato a molti se e ma.
Vediamolo. Le regole europee prevedono che per gli aumenti di capitale ci si rivolga ai mercati, per evitare le perdite agli azionisti e agli obbligazionisti che ci sarebbero in caso di intervento pubblico.
L’operazione Mps presenta ancora molti punti in sospeso.
È previsto un aumento di capitale da 5 miliardi, da reperire sui mercati, ed è legato alla dismissione delle sofferenze tramite cartolarizzazione.
I 5 miliardi servono a:
- un miliardo per coprire la differenza tra il valore a bilancio delle sofferenze pari a 37 cent e il valore reale di vendita a 33 cent.
- a questo punto le sofferenze, 27 miliardi lordi, vanno a finire in un veicolo, Atlante 2, cui vengono destinati 1,6 miliardi per lo smaltimento delle stesse
- altri 2,2 miliardi vengono usati per coprire le sofferenze restanti (20 miliardi) che rimangono nel bilancio Mps
Il buon fine dell’operazione, però, è condizionato da fattori indipendenti dalla volontà degli attori in campo, ovvero dipende dal fatto che le sofferenze in questione escano davvero a 33 cent. dal bilancio.
Ma visto che è impossibile farlo prima dell’aumento di capitale, serve un prestito ponte, che viene messo a disposizione da Jp Morgan (banca d’affari americana) per un valore di 6 miliardi (sui 9 netti e 27 lordi delle sofferenze in questione), che serviranno a garantire Mps fino all’uscita del rating delle agenzie internazionali, sul rischio legato alle sofferenze da cedere.
Ciò per determinare quanta parte di queste sarà classificata senior, cioè a basso rischio, quanta mezzanina e quanta junior, cioè ad alto rischio.
Il punto è qui, visto che si presuppone che il 65% sia senior (ovvero su 33 cent, 21 sono senior). Non solo, il management Mps presume di incassare il tutto entro 4-5 anni (durata media di un senior), poiché il senior ha priorità assoluta su tutti i pagamenti del veicolo.
IL DIAVOLO FA LE PENTOLE MA…
E se le agenzie di rating non sono d’accordo? Se stabiliscono che la parte senior è il 50%? Semplice, vuol dire che la differenza va in mezzanina, ma a questo punto i fondi messi nel veicolo non bastano più e allora servirà un Atlante 3. E chi li mette i soldi? Di nuovo le casse previdenziali?
Se invece va tutto bene i 27 miliardi passano dentro Atlante a 9 miliardi netti, ovvero i famosi 33 cent, che però è un valore ribassato ma sempre fuori mercato. Di questi, 6 miliardi vengono fatti sottoscrivere agli operatori istituzionali tramite obbligazioni senior, per 1,6 miliardi al fondo Atlante con le cosidette obbligazioni mezzanine, e per 1,6 miliardi all’attuale azionariato Mps con una “restituzione” sotto forma di azioni.
Qui se Mps si rilancia arrivano soldini, se fallisce si azzera il capitale.
COSA DEVE ACCADERE PERCHÉ TUTTI GUADAGNINO?
Cosa deve accadere perchè tutti guadagnino? Pensiamo che i sottoscrittori senior chiedano un rendimento del 2% in quanto parte garantita dallo Stato, e che come prospettato da Mps, la mezzanina dia ad Atlante un rendimento del 6%.
Ipotizzando un costo di gestione dell’1,5%, sommando i costi di rendimento e di gestione per 4 anni, solo per rimborsare i sottoscrittori senza alcun guadagno reale, se consideriamo, in base a quanto comunicato da Mps i crediti assistiti da garanzie (immobili, attività ecc.) e quelli non assistiti, che sappiamo essere pari al 55% e 45% del totale dei 27 miliardi da smaltire, considerati i valori storici di recupero che sappiamo essere tra il 4 e il 20% per i crediti privi di garanzie reali… considerato ciò, la resa, dopo 4 anni, per andare almeno a pari è 59 cent, ovvero quasi il doppio del valore di sottoscrizione.
Auguri e figli maschi! Jp Morgan, gli unici che sicuramente ci guadagneranno, prenderanno una maxi commissione.
Come vedete l’operazione è legata a molti se e ma a partire dal rating. Ma almeno iniziamo a fare le cose secondo legge.
Ai mercati l’arduo giudizio: al momento, dopo l’apertura di Milano occorre dire che la quotazione è in ripresa a 31 cent.
Probabilmente c’è sia un effetto “sollievo” per le altre banche italiane, sia una sorta di “credito” a tempo, che i mercati stanno concedendo in attesa dell’aumento di capitale.
[Massimo Scalas]
[Fonti: Forexlive.com, Financial Times, Borsa Italiana, Investing.com]