NELLA STORIA repubblicana si contano sulle dita di una mano le persone competenti nei governi balneari e non: d’altro canto le persone competenti di solito scelgono di lavorare.
Renzi non fa eccezione: ha scelto degli yes men/woman e così accade che si fa un concorsone per assumere tutti e manco in questo modo e manco quest’anno la scuola partirà con le cattedre coperte e con i ragazzi disabili affiancati da subito da insegnanti (volutamente ometto la parolina seguente “preparati”).
Il deserto professionale volutamente ricercato dal nostro presidente del [mal]Consiglio, si riflette anche nella tragicomica vicenda di Mps.
Oggi tocca a questa banca: coraggio correntisti/obbligazionisti! Va male ma si può fare anche peggio.
CONTINUA LA TELENOVELA MPS
Dunque, come per Banca Etruria, noi non ci distraiamo; abbiamo seguito tutto il calvario di Mps, fino all’ultima intervista di Renzi alla rete americana Cnbc dove trionfalmente dichiarava risolta la questione Mps, ripulita dalle sofferenze e ricapitalizzata.
Qui trovate le puntate precedenti. Ovviamente non è stato risolto un bel nulla; e la novità è che, finalmente, si sono accorti che un aumento di capitale da 5 miliardi per una banca che ha bruciato gli ultimi due pari a 10 miliardi e ora ne capitalizza 700 milioni, è, non solo spropositato, ma nemmeno troverebbe le rispose necessarie dai mercati, visto che la redditività post-aumento dovrebbe essere elevatissima per giustificare tale aumento.
E infatti tutti gli attori (leggasi anche Casse previdenziali), coinvolti un mese fa dal governo, si stanno via via sciogliendo come neve al sole.
Gli advisor che stanno studiando il da farsi, suggeriscono di convertire parte delle obbligazioni subordinate in mano ai clienti istituzionali (i big per intenderci) in azioni, così da ridurre l’aumento di 1-2 miliardi.
A questo punto i problemi sono due: come incentivare la conversione che dovrebbe essere “volontaria” e quali obbligazioni convertire?
Perché non dimentichiamo che c’è obbligazione e obbligazione. Si va dalle Tier 1 alle Tier 2 alle Upper Tier 2 (quelle emesse dal bravo uomo Mussari durante la disastrosa operazione di acquisizione di Antonveneta che portò al dissesto di Mps e che furono date a tagli di 1000 euro ai correntisti…).
Poiché i mercati prezzano queste obbligazioni a valori nettamente inferiori a quelli d’acquisto, perché dovrei accettare una conversione a valore nominale presumibilmente molto basso e per di più in azioni che non godrebbero più di alcuna garanzia?
LO SPETTRO DEL BAIL IN
E se non accetto la conversione volontaria?
Semplice, le obbligazioni finiscono sotto la mannaia del bail in. E qui ritorniamo a Renzi. Mi pare giusto rimettere l’intervista alla Cnbc: vedi qui.
LA STRADA ITALIANA E LA STRADA EUROPEA (GRECA)
A questo punto le strade sono due ed entrambe note.
Vi rimetto qui quanto Mario Seminerio, uno dei pochi economisti seri che abbiamo, spiegava qualche settimana fa in merito alla prima:
“Procedere a svalutazioni straordinarie aggiuntive dei crediti in sofferenza, da completare entro fine 2016 secondo un crono programma inderogabile;
- Determinare il fabbisogno di capitale da esse indotto;
- Lanciare l’aumento di capitale così determinato;
- Richiedere garanzia pubblica per la parte dell’aumento di capitale che risultasse non sottoscritta dal mercato;
- Su tale parte, e prima del via libera all’intervento pubblico, applicare la conversione in capitale del debito subordinato della banca per importo pari a metà dell’aumento di capitale non sottoscritto dal mercato;
- Il Tesoro, in tal modo, potrebbe entrare nella ricapitalizzazione con una logica di matching funds, cioè mettere esattamente quanto messo dagli obbligazionisti subordinati convertiti in azionisti, e l’aiuto di stato sarebbe per definizione legittimo” (secondo le regole europee).
Questa non è altro che la strada seguita in Grecia.
La seconda via, quella italica, è quella percorsa in questi mesi e che non ha portato a nulla.
Quella del piagnisteo, del “e i tedeschi allora?” che troviamo ben espressa da giornalisti che, come Angelo Baglioni su La Voce, teorizzano di come gli altri facciano i comodi loro in barba alle regole Ue, salvando le banche coi soldi pubblici. Cita a sproposito il Portogallo che avrebbe salvato la Caixa General de depositos con soldi pubblici.
Il nostro omette però un piccolo particolare: quella banca è pubblica e le regole Ue non vietano allo Stato di salvare una sua banca. Vietano di salvare le banche private con soldi del contribuente.
Continuiamo così. A disinformare. A farci del male. Ma si sa, l’italiano è un gran pasticcione, ma con un cuore d’oro, che quando c’è un terremoto, non chiede conto allo Stato dell’uso fatto delle sue tasse.
No, cuore di mamma si mobilita e, senza porsi domande, caccia altri soldi.
[Massimo Scalas]
[Fonti: La Voce.info, Phastidio.net, Banca d’Italia, Consob, Milano Finanza, Cnbc]
P.S. – Sta male dire che non si deve donare un euro per il terremoto in un Paese dove lo Stato si piglia tra il 50 e l’80% del guadagno dei cittadini, che hanno quindi tutto il diritto di pretendere soccorsi, vitto e alloggio dignitoso in queste situazioni? Sta male? Pazienza!