CHI SI ACCONTENTA non gode. Chi si accontenta da anni delle fregnacce che i politici ci raccontano, è complice e stupido. Perché si scava la fossa da solo.
Abituiamoci a verificare tutto ciò che ci viene detto. A maggior ragione ora che si avvicina il momento della verità, quando dovremo scegliere se rintanarci nel nostro ombelico o accettare di confrontarci con il resto del mondo.
In fondo l’America l’abbiamo scoperta noi… Come? Per sbaglio?
LA VERITÀ ESISTE
ED È NEI NUMERI
Soffermandoci sulle critiche dei sovranisti anti-Germania e anti-Bce e per verificare quanto diversa è la politica Bce da quella che potremmo fare se stampassimo moneta, si può prendere la Taylor Rule di Banca d’Italia e di Bundesbank, mettendole a confronto con il tasso overnight della zona Euro.
Non sto qui ad annoiarvi con la spiegazione di cosa sia la Taylor Rule e del resto sono sicuro che in Parlamento non ce ne è uno che lo sappia.
Vi basti sapere che si tratta di un rapporto matematico che definisce i corretti parametri economici in rapporto ai tassi a breve che le banche centrali dovrebbero perseguire con la politica monetaria.
Per quanto riguarda il tasso overnight è il tasso al quale le banche prestano denaro per la durata massima di 24 ore attraverso depositi overnight, cioè depositi che durano lo spazio di una notte.
Le banche che hanno eccedenza di denaro fanno questo prestito alle altre banche che hanno necessità di liquidità.
In pratica dall’esplosione della crisi in poi lo fa quasi solo la Bce visto che nessuna banca commerciale si fida più delle altre.
Questo tasso, in Europa, assume un valore intermedio all’interno del corridoio dei tassi, cioè si posiziona tra il tasso di rifinanziamento marginale (o “soffitto dei tassi”) e quello di deposito (o “pavimento dei tassi”) presso la Bce.
Esso dà un’idea della liquidità esistente: un alto tasso vuole dire che esiste poca liquidità nel mercato interbancario; viceversa, tassi bassi o pari a zero, ma anche sotto lo zero, indicano grande liquidità, ovvero massa di denaro circolante: che è poi la situazione attuale.
Una Taylor Rule coincidente con il tasso overnight indica condizioni ideali per l’economia del Paese cui si riferisce.
Ora, se esaminiamo il grafico qui sotto ci rendiamo subito conto che fino al 2008 i tassi praticati dalla Bce erano in linea con le esigenze dell’economia tedesca, mentre per l’Italia erano troppo bassi.
Ma se guardiamo all’andamento successivo vediamo che i tassi sono ora in linea con le esigenze economiche italiane e per nulla con quelle tedesche e se guardiamo la serie storica dal 1970 vediamo che questo è praticamente un evento mai verificatosi in questi termini.
CONCLUSIONE
Alla luce di quanto scritto, vediamo che oggi i tassi si muovono in maniera contrastante con gli interessi tedeschi e in accordo con quelli italiani e quindi, invece di vagheggiare il ritorno ad una sovranità monetaria mai realmente esistita (vedi legami con la Fed spiegati ieri), faremmo bene a riflettere attentamente prima di dare retta ai Salvini di turno (che non sanno niente di queste cose).
D’altra parte si possono ora comprendere meglio le contestazioni tedesche a Draghi: la Germania si ritrova ora, essa sì, ad aver perso la sovranità monetaria che riusciva, fino al 2009, ad esercitare anche con l’euro come moneta.
Quindi bisognerebbe valutare con maggiore obbiettività quanto è accaduto, con numeri alla mano e non in base ad opinioni del tutto personali.
Con questo voglio dire che un’uscita dall’euro è sempre possibile, ma non su basi ideologiche, che sono quelle che caratterizzano la politica nostrana e non solo: ma in base ad una attenta analisi costi/benefici.
UNA DOMANDA ANCORA
Alla luce dei grafici di cui sopra, che si aggiungono a quelli pubblicati ieri, siete davvero sicuri, sorvolando su cosa accadrebbe nell’immediato (e sarebbe drammatico, perché scordatevela l’uscita ordinata e la dissoluzione a step dell’Unione: se si esce lo si fa nel pànico e l’Ue salta come una bomba), che una volta usciti dall’Euro e recuperata la pseudosovranità monetaria, l’Italia otterrebbe tassi migliori e una maggiore competitività? Io la risposta me la sono già data: ed è no.
[Massimo Scalas – Fine]
[Fonti: Sole – 24 Ore, Banca Regolamenti Internazionale, Ocse, Eurostat]