
OGNI SEI ANNI abbiamo un terremoto come quello che ha raso al suolo Amatrice: in Giappone scosse di questo tipo, circa 30 al mese, non provocano danni né feriti.
FERMIAMO I LADRI
SMETTIAMOLA DI RUBARE LE CARAMELLE
Abbiamo bisogno di sapere altro per cambiare verso? Ci siamo fatti derubare abbastanza, mi pare; abbiamo rubato abbastanza mi pare. È ora di usare i soldi per il bene comune. Che è anche il bene privato di ognuno di noi.
Come fare? Iniziamo a togliere il saluto a amici e parenti che sono assenteisti, furbetti di varia natura o, peggio, ladri. Il resto verrà da sé.
UNA PROPOSTA PRATICABILE

Un evento come quello di Amatrice, Accumuli e limitrofi, potrebbe finalmente essere l’occasione giusta per trasformare una tragedia causata dall’uomo (la natura fa il suo corso… non imputiamole i nostri misfatti) in un’occasione di trasformazione economica e civile.
La proposta è questa: per mettere in sicurezza antisismica l’intero patrimonio immobiliare del Paese pare servano 150 miliardi, esattamente la metà dei danni fatti negli ultimi 100 anni. Facciamolo.
PERCHÉ FARLO
Per due motivi: uno ovvio inerente la sicurezza, il secondo perché, se lo Stato mettesse sul piatto 200 miliardi, considerato un moltiplicatore pari a 5, normale secondo i principali modelli economici (il mitico Juncker lanciò due anni fa un mega piano europeo che prevedeva un poltiplicatore pari a 20….stanziare 15 miliardi per attivarne 300….e poi non sono populisti), si genererebbe un volano da mille miliardi, calcolando l’indotto, la nascita di nuove imprese e di nuovi posti di lavoro.
Lo Stato rientrerebbe dei soldi spesi con gli interessi nel giro di pochi anni. Inoltre risolleveremmo quello che da sempre è un settore economico trainante che è l’edilizia che, si occuperebbe essenzialmente di ristrutturare le abitazioni esistenti evitando nuovo consumo di suolo.

DOVE TROVIAMO I SOLDI
Naturalmente vanno trovati i soldi. Vediamo dove:
- parte, diciamo 20 su 40, dai fondi strutturali europei previsti fino al 2020
- 76 dagli enti locali: il Centro Studi di Confcommercio calcola che sono quelli che potrebbero essere tagliati degli attuali 176 miliardi, mantenendo una qualità dei servizi pari a quelli erogati dalla Lombardia, ritenuta in tal senso la prima Regione italiana (in pratica sono 76 miliardi di sprechi dovuti a mala gestione)
- 100 dal riordino delle detrazioni fiscali che attualmente ammontano a 160 miliardi annui. Qui notiamo che 80 sono relative all’Irpef, ma il resto si disperde in mille rivoli per accontentare clientele e piccoli interessi vari, tanto è che l’Italia ha subìto un richiamo dallo Fmi (Fondo Monetario Internazionale) proprio per questi motivi.
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COME SPENDERLI
Anche qui stiamo sull’efficace: lo Stato dovrebbe erogare i fondi istituendo bandi europei per Regione senza massimo ribasso per quanto riguarda il patrimonio pubblico e pagando direttamente le ristrutturazioni degli edifici privati secondo modalità che garantiscano da furbate varie e eventuali. Sembra facile e lo è, se si vuole davvero fare la cosa giusta.
CONCLUSIONE
Come vedete, niente di rivoluzionario; il tutto si può riassumere semplicemente in due voci: utilizzo di parte dei fondi europei, eliminazione di parte – e sottolineo parte – dei giganteschi sprechi che ingrassano qualche personaggio da sottobosco, qualche decina di imprenditori disonesti e qualche migliaio di lavoratori assenteisti del pubblico impiego.
Questo senza chiedere elemosina o sforamenti dei patti a Bruxelles; questo se Renzi “vorrebbe” fare sul serio.
Lascio a voi immaginare cosa accadrebbe in positivo, a questo Paese, se si procedesse anche a una coraggiosa ma necessaria riforma fiscale, all’abolizione delle Regioni a statuto speciale (e anche a quelle a statuto ordinario e a una seria riforma costituzionale e della giustizia).
Mi permetto, se il direttore è d’accordo, di lasciare un piccolo omaggio ai tanti bimbi morti sotto le macerie.
Potevano essere i miei, di noi, di tutti…
[Massimo Scalas]
[Fonti: Fmi, Confcommercio, Commissione Europea]