wonderland italy. SUICIDIO ASSISTITO

I frutti avvelenati del socialismo reale della Cgil

STRANO questo Papa che condanna senza appello il capitalismo e il denaro e poi tace sui disastri della “sinistra sociale” in Venezuela, dove si stanno ammazzando tra loro dopo aver bandito mercati e capitali dal Paese. In fondo anche da noi non si scherza. Questa è la storia di un suicidio assistito.

A CIASCUNO IL SUO MADURO

In Italia siamo di fronte all’ennesimo disastro frutto della subcultura sindacale e politica che privilegia lo spreco sulla buona amministrazione, il ladrocinio sull’onestà di fondo, che fa della malafede il canovaccio sul quale si reggono i bei filmini, che questo popolo si fa da ormai 40 anni.

Alitalia appunto. Urge rinfrescata che chiarisca che tra noi e il Venezuela ormai l’unica differenza è un Maduro e forse nemmeno quello.

Correva l’anno 2008, Alitalia in stato comatoso da un paio di decenni, contava 21.000 dipendenti che godevano di privilegi incredibili, tipo il taxi per portarli al lavoro, tipo il pernottamento in albergo a Milano per il personale di volo romano (cioè la maggior parte), che terminando il servizio Milano non ne voleva proprio sapere di tornare a Roma con lo stesso velivolo un’ora dopo. La Cgil imperava e chi se ne fregava del contribuente.

Air France: vincere alla lotteria e pulirsi il sedere col biglietto vincente

Poi colpo di fortuna, i francesi di Air France si fanno avanti con un paio di miliardi (!) per rilevare la compagnia italiana: in cambio vogliono una riduzione di personale di 2000 unità. 2000 su 21.000, tenete a mente.

Altolà! Grida il prode Epifani, all’epoca segretario della Cgil: di esuberi non se ne parla proprio! Air France fa marameo, saluta e torna a casa (buon per lei). Al Governo abbiamo Berlusconi, il quale, liberista come Mao Tze Dong, si inventa una bella cordata patriottica di “Capitani coraggiosi” (mi raccomando, ogni volta che qualcuno se ne esce con questo termine iniziate pure a toccarvi…) guidati da Colaninno e Banca Intesa i quali mettono a punto un piano di rilancio geniale.

MA CHE BELLA PENSATA

I nostri eroi (tra i quali spiccano Montezemolo e Marcegaglia) decidono di puntare tutto sul mercato interno, in particolare sulla tratta Milano-Roma, dove Alitalia ha ancora (per poco) il monopolio. Le tratte a lungo raggio, quelle poche ancora attive vengono ancor più ridotte.

Che bravi. Tempismo perfetto se si pensa che le Fs iniziano a portare i passeggeri da Roma a Milano e viceversa in meno di 4 ore ad un costo che è vicino a quello che si paga ad un tassista romano per arrivare dal centro di Roma all’aeroporto.

Complimenti davvero! Risultato: in 4 anni 1,5 miliardi di passivo. Dimenticavo… a questo punto i dipendenti sono 12.000 (ricordate Epifani?), lo Stato, ancora azionista ci ha rimesso di suo 3,5 miliardi.

Montezemolo che pensa? No. Dorme e basta

A questo punto i capitani coraggiosi perdono il coraggio e passano la mano a Ethiad che diventa l’azionista di maggioranza di Alitalia promettendo di sviluppare il mercato che rende, quello delle tratte intercontinentali.

Non lo fa. Accade così che il vettore nazionale perde 5 milioni di euro al giorno senza che nessuno sappia o voglia fare qualcosa. Il piano industriale degli arabi è fumoso e infatti, manda in fumo altri quattrini.

D’altro canto Alitalia è cara, terribilmente cara, rispetto a tutte le altre compagnie che operano sul territorio italiano.

EPILOGO SCONTATO PER IL VENEZUELA D’EUROPA

Si arriva così a questi giorni: i soci gettano la spugna (Intesa e le Poste italiane dentro fino al collo), il vettore andrebbe nuovamente ricapitalizzato e di fronte al No dei dipendenti ai nuovi tagli necessari a garantire la prosecuzione dell’attività, i soci si chiamano fuori.

Prendiamo atto

Dal 2008 ad oggi questa compagnia, ha bruciato 14 miliardi di soldi pubblici. Complimenti Mr. Berlusconi, complimenti Cgil. Questo accade nel paese dei balocchi.

RIDICULOUS

A questo punto, la cosa davvero sana sarebbe lasciare fallire la compagnia senza sema: gli italiani non hanno bisogno di un vettore nazionale, ma di potersi muovere al minor costo possibile. Cosa che attualmente è egregiamente garantita da Ryan Air.

Ma siccome il teatrino è pieno zeppo di personaggi in commedia, ecco allora che lo spettacolo non manca. C’è un Salvini che ormai fosse l’elezione francese, Alitalia o i brigidini di Lamporecchio, ha sempre pronta la dichiarazione anti euro. Anche qui, chissà perché è colpa di Bruxelles:

«È chiaro l’obiettivo di chi governa Bruxelles e dei servi sciocchi che ci governano a Roma da qualche anno. Cantieri, Finmeccanica, i porti saranno i prossimi patrimoni a essere svenduti, su aeroporti hanno già fatto gran parte del lavoro. È chiaro che c’è gente che deprime e deprezza e poi acquista sottocosto».

E siamo messi bene!

Lo ha detto a Radio Padania parlando di Alitalia, aggiungendo che «Gentiloni e Calenda e compagni dovranno andare a chiedere il permesso a Bruxelles per fare qualsiasi cosa» (Ansa, 26 aprile 2017).

Certo Salvini, come no…? Juncker complotta da anni per mettere le mani su Alitalia, perché lì sì che ci si guadagna!

Ma se volete ce n’è per tutti i gusti: si va da un Padoan/Calenda, decisi a non mettere altri soldi in Alitalia (ogni tanto qualcuno che rinsavisce c’è ancora) ad un Renzi che, fresco di vittoria al primo turno delle presidenziali francesi (i francesi non lo sanno ancora, ma Macron non esiste, trattasi di Renzi ormai proiettato verso l’infinito e oltre. Via twitter…), che ringalluzzito strepita il suo altolà ai due sottoposti (Padoan/Calenda appunto, rei di pensiero autonomo), che si permettono di fare i biechi mercatisti a spese dei suoi voti (che crede di avere e non ha). Perché sia chiaro, lui, come i 5 Stelle, l’Alitalia la vuole salvare: coi soldi nostri, come sempre.

LA CAMUSSO DEI CIELI

Radere al suolo i sindacati per salvare il Paese!

Poteva poi mancare la Cgil? No che non poteva! Dalla Camusso è venuta questa originale proposta: diamo Alitalia ai tedeschi di Lufthansa. Si perché sarebbero interessati a prendersela, tenendosi 3000 dei 12.000 dipendenti attuali (tenete a mente i numeri): ma anche no. Grazie.

MORALE

Una compagnia che doveva fallire o essere privatizzata negli anni 80, è stata tenuta in vita e spolpata da politici, sindacalisti e “imprenditori” interessati solo a farne un bacino di voti, quando non di mazzette, illudendo i dipendenti che si potesse continuare ad intascare lauti stipendi e benefit senza che vi fosse l’utile.

Tanto pagavamo noi. Dal 2008 ad oggi Alitalia è costata direttamente ed indirettamente, circa 14 miliardi. Potevamo darla ad Air France guadagnandone 2 e mantenendo 19.000 posti di lavoro. Oggi al massimo se ne salverebbero 3.000.

Alitalia dramma esemplificativo di un Paese che produce sempre meno ricchezza e tira la cinghia per mantenere le Alitalie sparse ovunque. Pensate a quel peso morto che è stata la Breda (sì, cari concittadini, un peso morto che produceva perdite e treni difettosi) fino alla privatizzazione con Hitachi.

Pensate al Comune di Roma o alle miriadi di partecipate inutili, in perdita, che servono solo ad evitare che chi non ha mai fatto niente in vita sua debba trovarsi un lavoro vero, nonché a far girare soldi, sempre i nostri, e voti.

Pensateci e sperate che stavolta stacchino la spina!

[Massimo Scalas]

Print Friendly, PDF & Email