IL [T]TIP-TAP DI UN PAESE IN FUGA DAL BUON SENSO
LA MADIA avrà giocato a calcetto da giovane?
A parte Grillo che vive e lotta contro il Ttip che non esiste, questa settimana abbiamo avuto il tormentone del Tap.
Cosa è di preciso il Tap? È un gasdotto che attraverso Azerbaigian, Georgia, Turchia, Grecia e mare Adriatico approda in Italia in località santa Foca, comune di Melendugno, provincia di Lecce. Ha una portata di 10 miliardi di metri cubi di gas, estensibile a 20 miliardi. Il suo studio di fattibilità data al 2013 e l’avvio dei lavori a 4 anni fa. Su un migliaio di chilometri di rete in Italia se ne devono costruire solo gli ultimi 8 km.
La Regione Puglia si è opposta davanti al Tar proponendo per il gasdotto un diverso sbocco verso Brindisi, insieme al Comune di Melendugno.
Ma il Tar ha respinto l’opposizione. I ricorrenti hanno adito il Consiglio di Stato che ha dato loro torto, chiarendo che non era vero non fossero state esaminate alternative, ripetendo che al termine dell’esame rispetto a ben 11 diverse soluzioni proposte (più 2 sottosoluzioni, per un totale di 14) quella prescelta è la migliore, secondo la corretta valutazione d’impatto ambientale, eseguita come prevede la legge.
Ha respinto l’eccezione basata sul fatto che si dovesse applicare la direttiva Seveso sui possibili disastri, perché le variazioni di pressione e temperatura del gas, a meno di manipolazioni dolose, non giustificano affatto tale direttiva.
E il Consiglio di Stato ha riconosciuto che nell’intero iter di esame dell’opera è stato rispettato e attuato il prescritto principio della piena e leale collaborazione tra Stato centrale e Autonomie, stante il testo costituzionale rimasto vigente dopo il referendum del 4 dicembre in materia di competenze delle Regioni. Il tutto tre anni fa.
Il gasdotto viene realizzato interrandolo a 10 mt di profondità e per fare ciò è stato autorizzato dal Ministero dell’Ambiente, l’espianto temporaneo di 200 ulivi, che verranno poi ripiantati nello stesso posto a opera ultimata. In pratica a fine lavori, nessuno si accorgerà che lì sotto ci passa un gasdotto.
Se tutte le opere pubbliche italiane avessero seguito tale iter a quest’ora questo sarebbe un paese con un paesaggio ancora intatto. Quindi?
Quindi il magistrato in aspettativa a stipendio garantito, presidente della regione Puglia, che corre per la segreteria Pd, illustrissimo dottor Emiliano, strumentalizza quattro scemi che abbaiano alla luna per motivi politici e di potere, in una regione dove ci sono 50 milioni di ulivi, dove in passato per opere di dubbia o punta utilità ne sono stati espiantati 800mila senza che nessuno battesse ciglio.
UN MAGISTRATO CHE NON RISPETTA
LE SENTENZE DEI SUOI COLLEGHI
Questa è la foto terrificante di un sud in mano a capibastone sempre pronti al piagnisteo, a dare ad altri colpe che sono solo loro e dei meridionali che da loro si lasciano “amministrare”.
Come giustificare una ribellione a provvedimenti avallati da più organi dello stato? Tutti d’accordo per un complotto ai danni della Puglia? Ma per favore!
Intanto però come sempre, il cantiere in questione diventa il luogo d’appuntamento per sfaccendati che vogliono menare le mani (i cari centri sociali che io raderei al suolo), per governatori rampanti e, immancabili ultimamente all’appuntamento con la demagogia e le cause perse, i 5 stelle e Salvini, che fanno a gara a chi la mette giù più dura, così, tanto per non lasciare tutto il palcoscenico a Emiliano
GLI ABORTI DELLA CATTIVA SCUOLA
Questo ennesimo episodio di un Italia in rotta col buon senso, a chiusura di un cerchio che ci confina sempre più in un ruolo marginale e destinato all’uscita dal benessere (e non ci è bastata la decrescita (in)felice di questi ultimo decennio), trova secondo me il suo culmine con la saldatura tra questi signori arroganti e manipolatori e alcuni insegnanti scemi che andrebbero espulsi immediatamente dalla scuola e anche denunciati: questi begli esempi di educatori, si sono permessi di partecipare al sit-in in opposizione all’espianto degli ulivi, portandosi dietro i loro allievi.
Domanda: quale dirigente scolastico li ha autorizzati? Che razza di genitori sono quelli che autorizzano i figli alla partecipazione ad “una gita” scolastica di questo tipo? Ehi! ….Ministro Fedeli? C’è nessuno in casa?
UN (IN)UTILE GASDOTTO
Atavico rifiuto della legge a parte, smontiamo subito, la solita solfa con la quale, gente ignorante in materia ma tuttologa di professione, ha liquidato il Tap: l’Italia ha gas più che sufficiente ai propri bisogni, dunque il nuovo gasdotto non serve a nulla e in più è privato e dunque si fa un torto alla popolazione per assecondare i soliti interessi privati.
Posto che tutte le opere di questo tipo sono costruite da consorzi privati (ma perseguono un fine pubblico) e meno male, perché sennò sai i costi per i cittadini, è proprio questo fatto a dirci che il gasdotto non è inutile: mi dite quale privato mette soldi per un’opera costosa ed inutile?
Forse British Petroleum (20%), Socar (20%), Snam S.p.A. (20%), Fluxys (19%), Enagás (16%) e Axpo (5%), hanno voglia di buttare risorse dalla finestra? Non credo proprio (https://www.tap-ag.it/chi-siamo/i-nostri-azionisti).
LA CASA NELLA PRATERIA
E IL FABBISOGNO ENERGETICO
Molti italiani e non, pensano con nostalgia ad un mondo che non hanno, per loro fortuna, mai conosciuto, fatto, nel loro immaginario (per la realtà chiedere ai nonni) di praterie infinite, aria pura, cibo sano ottenuto dai broccoletti bio, che loro coltiveranno con gioia.
Non ci sarà bisogno di lavorare perché tanto ci sarà il reddito di cittadinanza e quindi ci sarà tutto il tempo per raccogliere fragoline di bosco, setacciare la farina, fare la pasta fatta in casa, beninteso con farina Kamut (che non esiste ma è solo un marchio canadese di una farina che non è niente di diverso da una comune farina… come? Costa un occhio?).
I figli correranno nei campi con gli aquiloni e tutti vivranno felici e contenti, spostandosi su bellissimi (ed energivori) suv, chattando di cose intelligenti su facebook (era una battuta), andando in vacanza tre volte l’anno, una in Patagonia a vedere il ghiacciaio che si scioglie, una alle Maldive che dopo il freddo ci vuole il caldo e una in un villaggio africano a portare cibo e pannolini ai bimbi “che mica sono fortunati come noi”.
Come dite? Le città d’arte?Quelle le abbiamo nel frattempo cedute ai cinesi, che loro si che le fanno rendere e poi, in Italia la cultura non serve a niente.
TANTO PER NON TORNARE ALLE CANDELE
Si però per tutto questo ci vuole energia, elettrica e termica. Tap trasporterà circa 10 miliardi di metri cubi all’anno di gas naturale, duplicabili a 20.
L’Italia è un paese che galleggia sul metano, ma che non si riesce ad estrarre a causa dei veti ambientali e politici e quindi lo importiamo.
Nei decenni abbiamo costruito la maggiore rete mondiale di trasporto e distribuzione del metano, e, intelligentemente per una volta, abbiamo lavorato per diversificare le fonti di provenienza diventando così un vero e proprio hub per l’intera Europa, che paga e pagherà sempre più all’Italia per ricevere il metano dalle nostre tubature.
E poi, ci siamo già dimenticati i timori di restare a secco durante la crisi russo- ucraina? E non è neppure vero quanto asseriscono i no Tap e cioè che siamo già ora coperti per il nostro fabbisogno energetico.
Non è vero perché è cosa nota, che importiamo energia dalle centrali nucleari francesi e non è vero perché, questi signori, dallo sguardo sempre corto, non prendono in esame le proiezione sul fabbisogno energetico da qui al 2030 che ci dicono che la distribuzione attuale di metano non basta a coprire i fabbisogni energetici del Paese che parlano di un 30% in più rispetto ad oggi.
Naturalmente esistono le candele, senza viaggio in Patagonia e al lavoro, si può andare anche a piedi o a dorso di mulo… dimenticavo: per l’acqua calda c’è sempre il paiolo sul fuoco la sera mentre si legge un buon libro sulla decrescita felice.
[Massimo Scalas]