DUNQUE, la leggenda narra dell’Asilo Europa. Si dice che un tempo, all’inizio del ventunesimo secolo, in un asilo lontano, chiamato Europa, c’erano tanti bimbi capricciosi. Passavano le loro giornate a far disperare la loro maestra, una graziosa insegnante americana conosciuta come Obi Obama, Obi per gli amici.
Iniziavano la mattina presto, a colpi di Grecia, e finivano la sera tardi prendendosi a botte a suon d’immigrati. Di solito ognuno faceva del suo meglio: davano e buscavano, ma poi finiva lì: nemici come prima.
Tra loro c’era però un bimbetto di nome Italorenzo piccolo e nero, tutto gracilino, che se ne stava sempre in un cantuccio a piagnucolare. Passava le sue giornate a mangiare caramelle e così ogni volta che le finiva iniziava a strillare che ne voleva altre, che gli altri dovevano dargliele e che se non lo facevano erano proprio dei cattivoni.
In particolare ce l’aveva sempre con un bel bimbo paffuto e roseo di nome Jens Über Alles. Che ai suoi occhi altro non era che un insopportabile tirchiaccio: infatti una volta sbafate le caramelle, Italo le chiedeva a lui. Ma lui invariabilmente si faceva una risata e gli diceva: «Fuoi tu karamelle? Fai a zappare!».
Non è dato sapere come finì questa triste storia. Non è dato sapere cosa fece la maestra. Quel che è certo è che all’asilo Europa ci fu chi si stufò e, a un certo punto, minacciò di andarsene col pallone (tale Leicester Ranieri… un inglese bislacco…). Che a quel punto però era bucato.
ITALIA-GERMANIA NON SEMPRE FINISCE 4-3
Come sappiamo, le favole non sempre hanno un lieto fine e spesso le cose non stanno come vengono raccontate: oggi sappiamo che i lupi non sempre sono cattivi. D’altro canto Cappuccetto Rosso non ne voleva sapere di restare sulla via indicata dalla mamma e dopo… è molto facile dare la colpa al lupaccio.
Accade così che in parallelo al mancato raggiungimento di tutti gli obbiettivi annunciati con troppa enfasi e precipitazione da Renzi, si sia scatenato in Italia un crescendo rossiniano imperniato sul “dagli al tedesco”.
Le tabelle che ho pubblicato la scorsa settimana indicano che su tutti i fondamentali economici l’Italia, è un mezzo disastro. Ed è per questo, ora che le amministrative si avvicinano, ora che il referendum autunnale pare chiaro non sarà una passeggiata per la Boschi e compagnia, è per questo che Renzi punta il dito contro la Germania, con l’intento evidente di trasformarla nel capro espiatorio perfetto cui imputare il disastro del sistema bancario, le riforme mancate, quelle fatte in maniera incompleta e poco incisiva, i miliardi, buttati al vento per una decontribuzione a termine finita la quale, se non riparte l’economia, ci troveremo di fronte al più costoso buco nell’acqua della storia recente.
Ma vediamo un po’ di capire meglio. La situazione attuale è la seguente:
- Dobbiamo accogliere gli immigrati? Come sempre, da anni a questa parte, Renzi chiede flessibilità… ovvero nuovo debito.
- C’è da dare soldi alla Turchia? Renzi chiede eurobond… ovvero nuovo debito.
- C’è da organizzare le frontiere? Renzi vuole gli eurobond… ovvero nuovo debito… e un po’ di tasse, che tanto ci mancano.
- Le banche italiane sono sull’orlo del collasso? Renzi chiede di mettere le sofferenze bancarie in comune.
- La zia del vicino è scivolata e si è rotta un femore? Renzi chiede gli eurobond.
I tedeschi dicono: e in cambio? Voi che fate? Risposta: niente, assolutamente niente, non riduciamo il debito, non facciamo spending review, non facciamo riforme strutturali per abbattere il cuneo fiscale e aumentare la produttività (Schroeder nel 2003 abbatté le tasse di 5 punti e idem la spesa pubblica!). In compenso,cari tedeschi, vi piaccia o no, diamo le mance elettorali un po’ qua, un po’ là.
LA STAMPA ITALIANA A COSA SERVE?
Questo modo di rapportarsi appare bizzarro, eppure trova un sostegno compatto da parte della stampa, dei regolatori (Bankitalia e Consob), e anche di una vasta fetta del mondo imprenditoriale, quello per intenderci che non compete sui mercati internazionali, ma se ne sta rincantucciato a rimpiangere i bei vecchi tempi della liretta, quando bastava svalutare per ovviare alla scarsa produttività dell’azienda.
OGNUNO HA IL SUO GROUCHO MARX
(TRANQUILLI CARC, NON È IL VOSTRO MARX)
Accade quindi che nell’Italia del 2016 la Procura di Trani, laureanda in economia e commercio, indaghi, nel plauso generale, i vertici di Deutsche Bank, niente di meno che per manipolazione dei mercati.
Brunetta, commosso, trova finalmente conferma di non essere l’unico comico in Italia. Cosa hanno combinato questi paranzisti? Hanno osato vendere ben 7 miliardi in euro di titoli di Stato italiani. Il fatto, come è noto, è recentissimo: risale al 2011 e poiché per reati commessi all’estero da cittadini stranieri, l’inchiesta va alla Procura che apre per prima il fascicolo… complimenti alla Procura di Trani che, con uno scatto felino, ha bruciato tutte le altre sul tempo.
Ma procediamo con ordine: in pratica la Procura asserisce che mentre il mentre il Centro studi di Deutsche Bank affermava nel 2011 che il debito sovrano italiano non era a rischio default, il braccio operativo della banca vendeva 7 miliardi di Btp italiani senza nemmeno comunicarlo preventivamente al Mef. Caspita! Inaudito! Ma come si sono permessi!
Direi che la Procura di Trani entra, con questa motivazione, nel mito: da oggi in vetta al monte Olimpo, oltre a Zeus e a tutto il parentado ci sarà anche Trani. I magistrati di quella Procura evidentemente non sanno bene come funzionano mercati e banche. E peggio ancora dimenticano il contesto.
Il contesto è il seguente. Nel 2010, quei due mattacchioni della Merkel e di Sarkozy fanno un bel vertice a due (sarà per questo che si svolge a Deauville); sì, quello del sorrisino scemo sul Berlusca, quello dove una zappata in testa potendo gliela avremmo tirata, insomma.
I due se ne vengono fuori con nonchalance dicendo che sì, più o meno, gli Stati possono fallire. Grazie a tale lieve affermazione si scatena una bufera mai vista, con gli Stati più deboli sotto attacco speculativo.
In pochi giorni la speculazione si trasforma in panico e lo spread italiano vola a 500. In tale contesto Deutsche Bank decide di alleggerire il proprio portafoglio in titoli di Stato, con particolare riferimento all’Italia.
Ora, i giudici di Trani devono avere molto tempo da perdere se intendono perseguire un fatto così palesemente logico e razionale, ma soprattutto vorrei capire dove hanno sognato che le operazioni di mercato come queste vadano comunicate prima. Ehi! Procure sorelle? C’è qualcuno che può spiegare ai colleghi di Trani, che comunicare prima una vendita, in azioni o titoli di stato che siano, si chiama aggiotaggio?
Reato, questo sì grave e che altera i mercati e per questo è severamente punito in tutto il mondo.
LE COLPE TEDESCHE…
Naturalmente i tedeschi hanno grosse colpe nell’evoluzione della crisi europea: hanno inanellato una serie di errori macroscopici difficili da replicare. Hanno trasformato una farsa come quella greca in una tragedia (da qui tragedia greca) che oggi rischia di frantumare l’Europa intera.
Curiosamente i nostri amici, preferiscono dare 6 miliardi ai turchi, che ci ricattano, piuttosto che aiutare i greci a sorvegliare le loro frontiere. Pretendono anzi, che un popolo alla fame si faccia carico di questi costi e senza nemmeno un euro di sconto sul loro debito.
Ma si sa, la storia c’insegna che i tedeschi non hanno mezze misure e quando sbroccano se ne accorgono anche a Vladivostok. E come se non bastasse l’intransigenza ai limiti del sadismo verso i greci, la Germania in questi anni ha cercato d’imporre a tutto il continente il proprio modello economico, che ha funzionato per loro ma a un prezzo che pochi vedono: la deflazione.
Il modello tedesco si basa infatti sull’esportazione. Vede come secondari i consumi interni. Ma se internamente i consumi languiscono, la conseguenza è appunto la deflazione. Oltretutto si pone ora un nuovo problema. La Germania esporta merce e importa deflazione, il Giappone svaluta lo yen per essere competitivo ed esportare, importando deflazione, la Cina svaluta lo yuan per esportare merci… l’Europa svaluta l’euro e così esporta… e gli Usa iniziano ad arrabbiarsi: infatti se tutti svalutano per esportare… dove esportano? In Usa e gli States se tutti esportano, ma importano poco perché la gente non consuma, a chi vendono le loro merci? Ho semplificato, ma mi premeva far capire a quale tipo di squilibri stiamo andando incontro.
… NON C’ENTRANO CON LE NOSTRE
Ma basta questo per giustificare la caccia al tedesco messa in piedi dalla propaganda renziana?
Visco, il presidente della Banca d’Italia, che evidentemente copre se stesso, ha duramente criticato la presidente del Fondo di risoluzione unico europeo delle crisi bancarie (vedi) che ha osato dire che l’Italia nel 2011 avrebbe avuto bisogno di aiuto per le proprie banche così come era accaduto per la Spagna.
Visco ha replicato che all’epoca le odierne sofferenze bancarie italiane non erano emerse (siamo a 360 miliardi lordi…). Che strano… E chi mai avrebbe dovuto farle emergere se non lui? E chissà perché il verminaio è emerso con il passaggio della sorveglianza alla Bce…
La verità è che è stato proprio Visco a consentire che le banche sotto accantonassero le coperture necessarie a coprire le sofferenze bancarie, a permettere di sovrastimare a bilancio il valore di queste ultime. Lui doveva vigilare, lui doveva intervenire. Le ispezioni mandate da Bankitalia in Etruria già anni fa avevano evidenziato quello che non andava: perché non ha fatto niente? Perché non sono stati informati gli obbligazionisti?
LACRIME DI COCCODRILLO
Questi argomenti vengono regolarmente ignorati dalla grande stampa, anche specializzata, che preferisce dare fiato al piagnisteo renziano, alla leggenda del Paese abbandonato dalle istituzioni europee, quando si sa benissimo che la stabilità (precaria) dei nostri conti dipende solo ed esclusivamente dal fatto che la Bce ha acquistato ben 110 miliardi di btp italiani a interessi pari a 0 o negativi. Vi sembra un esempio di ingiusto trattamento?
Eppure giornali come il Corriere della Sera vanno ancora a rivangare la vicenda Hsc Nordbank, la banca tedesca pubblica (particolare importante che in Italia si cerca d’ignorare) salvata nel 2011 e 2013 secondo le regole vigenti allora, facendo finta che i tedeschi abbiano fatto i furbi aggirando il bail-in che allora non c’era…
MA CARTA CANTA
Accade così che in questo Paese la stampa si prende la grossa responsabilità di non dire la verità scomoda, messa nero su bianco dall’ultimo rapporto Ue che certifica che, quest’anno, il nostro debito non si ridurrà (e Renzi dice che si è ridotto mentendo), che forse lo farà di uno sputo nel 2017.
Nessuno che voglia spiegare agli italiani che la fuffa di Renzi nasconde dati illuminanti: nel 2015 l’Italia chiude con un rapporto deficit/pil al 132.7%, pil a +0.6%, la Germania con un deficit/pil a 71.2% , una crescita nominale sopra il 3% e zero deficit, con un tendenziale per i prossimi anni al 60%, la Francia al 95.8% di deficit/pil.
Questi dati, cari miei, sono la misura esatta dell’efficacia dell’azione di un governo e attestano che purtroppo i nostri problemi sono tutti qui, si svegliano con noi la mattina, ci tengono compagnia e la sera ci augurano la buona notte.
E non è colpa dei tedeschi se costruiamo strade inutili, ponti che crollano, se diamo vitalizi di platino a 3mila parlamentari in pensione, e poi alle vedove, e poi ai loro figli, ai nipoti; non è colpa dei tedeschi se abbiamo mandato in pensione gente dopo 15 anni di lavoro, se al Sud Italia ci sono il doppio di invalidi civili che al Nord, se le Ferrovie Sud, comprano treni dalla Svizzera, senza aria condizionata e coi finestrini sigillati per viaggiare nel Salento (c’è anche chi, nel suo piccolo, dà soldi a pioggia ai circoli Arci o a seriose docenti che ci insegnano a esplorare l’esterno che c’è in no). E ci meravigliamo se i tedeschi non ne vogliono sapere della garanzia unica sui depositi bancari?
TAFAZZI E TAFAZZINI
Ma si sa che se dobbiamo farci del male siamo i primi della classe: nessuno che si renda conto che noi e la Germania siamo legati a doppio filo. L’interscambio è pari a 110 miliardi annui e soprattutto facciamo parte della stessa filiera, ovvero siamo grandi fornitori di componenti per i prodotti che i tedeschi esportano. Abbiamo dunque tutto l’interesse a giocare di squadra con loro.
TOCCA A VENETO BANCA
A ulteriore riprova di come vanno le cose da noi, c’è la vicenda di Veneto Banca, che si appresta a un aumento di capitale da un miliardo e che ha nominato il nuovo Cda dopo un’aspra battaglia tra due liste.
Bene, se il buon giorno si vede dal mattino, ha vinto una lista, quella capeggiata da Ambrosini, in palese conflitto d’interesse avendo, i suoi componenti, crediti e debiti con la stessa banca (è pensabile che facciano qualche cosa che cagioni un danno alle loro personali esposizioni con la banca stessa?).
La Bce, che ha giurisdizione diretta solo sulle banche europee più grandi, aveva raccomandato la separazione netta tra la vecchia gestione e la nuova, in modo da evitare questo conflitto. Ma se ne sono fregati e Visco con loro.
Ora ci sarà l’aumento di capitale e sarà dura, specie dopo il fallito tentativo del Banco Popolare di Vicenza. Si prospetta un Atlante bis, nel qual caso, la dotazione iniziale di 4.2 miliardi del fondo, dopo l’acquisto del banco per 1.5 miliardi, si ridurrebbe a una cifra quasi simbolica. E prepariamoci che presto potrebbero esserci brutte sorprese da parte di alcune Casse del versante adriatico. Vedremo.
Intanto e chiudo con Veneto Banca, è stato disatteso il piano industriale con un aumento dei costi del 16% nel primo trimestre, i margini di intermediazione ridotti del 32%, i crediti deteriorati netti sono pari a 5 miliardi a fronte di un patrimonio netto pari a 1.8 miliardi.
Il Texas Ratio (un indice di solvibilità bancaria) prevede che il rapporto tra capitale e sofferenze sia inferiore al 100%: qui siamo a quasi il 300%. Ma naturalmente è colpa dei tedeschi che non ne vogliono sapere di mutualizzare i nostri debiti coi loro guadagni…
Renzi si lamenta che a causa loro non si può completare l’unione bancaria col pezzo mancante: la garanzia unica europea sui depositi bancari, mannaggia! Con quella saremmo a posto: fine dei problemi. Già! Peccato che lui, Visco, la stampa, gli industriali, la Consob e Heidi (ti sorridono i monti) abbiano dimenticato di informarci che la garanzia unica, ove ci fosse, interverrebbe dopo il bail-in. Che strano! Si sono dimenticati di dircelo…
Vabbè… Vi lascio con questo articolo del Financial Times. Davvero, nonostante tutto nel nostro Paese c’è ancora qualche buon giornale (a parte Linee Future): leggete qui.
[Massimo Scalas]