LA GUERRA DI DRAGHI
IL MOMENTO è grave. Weidmann, il presidente della Bundesbank (banca centrale tedesca) e membro della Bce si è sentito male: ha dato ragione a Mario Draghi. Il popolo tedesco è costernato. Schauble, il ministro tedesco delle finanze è stato visto smoccolare come un tessitore del macrolotto di fronte a un cinese.
Ha chiamato l’ospedale di Francoforte per chiedere un Tso (trattamento sanitario obbligatorio), ma era così arrabbiato che per errore ha fatto il numero della portavoce dell’Asl di Pistoia che però gli ha risposto che gli scherzi al telefono li faccia a sua sorella…
Questo antefatto è il vero avvenimento della settimana economica internazionale, che ha preceduto e seguito il non evento della riunione di aprile della Bce, dal quale nessuno si aspettava nulla, e così è stato. Però ci ha pensato Mario Draghi a vivacizzarlo, togliendosi qualche sassolino dalla scarpa.
Infatti nell’ultimo mese ha dovuto subire attacchi verbali a ripetizione dal mondo politico, finanziario tedesco che mai lo ha amato in questi anni, a stento lo sopporta e, anche se mancano ancora tre anni alla scadenza del suo mandato, conta i giorni e mette le mani avanti chiedendo già ora che il prossimo presidente Bce sia un tedesco: nel qual caso noi italiani possiamo sin da ora prenotare il primo volo per Marte.
Il fuoco era stato aperto qualche settimana fa da Schauble, dopo la batosta elettorale che aveva visto una vistosa crescita dei partiti antieuro a scapito del suo partito (Cdu, ovvero i cristiano-democratici).
Egli, aveva esplicitamente accusato Draghi e la sua politica espansiva, di essere la causa dell’avanzata populista in Germania – anche a nord delle Alpi si vede che ammettere una sconfitta e capire dove si è sbagliato, non è poi molto facile.
Tale sortita ha poi dato la stura a una serie di interventi pubblici fomentati dalla lobby bancario/assicurativa che si sente danneggiata dai tassi negativi imposti da Draghi – curiosamente però non ricordano gli effetti positivi di cui anche loro hanno beneficiato.
Qui potete leggere alcuni spropositi tedeschi http://www.today.it/economia/presidente-bce-draghi-germania.html seguiti all’uscita di Schauble.
Ma il nostro, confermando di avere spalle larghe, ha risposto per le rime giovedì pomeriggio, dove nella consueta conferenza stampa post riunione Bce, non le ha mandate a dire.
Io me la sono vista in diretta e devo dire che, quando un giornalista tedesco con una domanda dal sapore vagamente razzista, gli ha chiesto se un presidente non italiano avrebbe fatto le stesse cose fatte da lui in questi anni, per una volta, mi sono sentito contento di essere italiano ascoltando le sue risposte, il cui succo era che “La Bce è indipendente dalla politica e il consiglio è stato unanime nel difendere l’indipendenza dell’istituzione e la postura appropriata della politica monetaria accomodante”. Secondo i trattati europei “La Bce – ha stoccato – lavora per tutta l’Eurozona, non solo per la Germania”.
E qui entra in gioco Weidmann, il quale, sin dalla nomina di Draghi nel 2011, non ha mai mancato di rendergli la vita difficile: se Draghi diceva bianco, lui diceva nero, se uno diceva caffè, l’altro replicava latte. A ogni riunione Bce, a ogni provvedimento che ne usciva, lui, cinque secondi dopo, non mancava mai di far sapere la sua contrarietà, il suo parere opposto a quanto approvato dal board della Banca Centrale.
Ecco perché sorprende che, in opposizione a Schauble e soci, ora difenda Draghi dichiarandosi addirittura d’accordo con la politica espansiva imposta dal nostro connazionale. Voci di corridoio dicono che, anche se il mandato di Draghi scade nel 2019 sia già partita la lotta per la successione, e che Weidmann si stia portando avanti con le alleanze…
Ma Mario Draghi ne ha avuto per tutti: ha chiaramente detto che l’unica istituzione europea che ha fatto qualcosa per la crescita, è stata la Bce, non i governi: e ha ragione. Questo è il tasto dolente che differenzia la situazione europea da quella americana.
Qui sotto la reazione della Merkel. Ma su questo torneremo in un prossimo articolo in cui spiegherò esattamente perché gli Usa hanno ripreso a crescere dopo soli 2 anni dall’inizio della crisi, mentre l’Europa a distanza di 8 anni ancora annaspa. Intanto cerchiamo di capire cosa è la Bce.
ESPRESSIONE PUBBLICA O PRIVATA?
Scopo principale della Banca centrale europea è quello di mantenere sotto controllo l’andamento dei prezzi, mantenendo il potere d’acquisto nell’area dell’euro. La Bce esercita, infatti, il controllo dell’inflazione nell’area dell’euro badando a contenere, tramite opportune politiche monetarie, il tasso di inflazione di medio periodo a un livello inferiore (ma tuttavia prossimo) al 2% (fonte Bce).
Ma come è composto l’azionariato della Bce?
Banca centrale nazionale | Quota di partecipazione al capitale della Bce (in %) | Capitale versato (in euro) |
Nationale Bank van België/Banque Nationale de Belgique (Belgio) | 2,4778 | 268.222.025,17 |
Deutsche Bundesbank (Germania) | 17,9973 | 1.948.208.997,34 |
Eesti Pank (Estonia) | 0,1928 | 20.870.613,63 |
Bank Ceannais na hÉireann/Central Bank of Ireland (Irlanda) | 1,1607 | 125.645.857,06 |
Bank of Greece (Grecia) | 2,0332 | 220.094.043,74 |
Banco de España (Spagna) | 8,8409 | 957.028.050,02 |
Banque de France (Francia) | 14,1792 | 1.534.899.402,41 |
Banca d’Italia (Italia) | 12,3108 | 1.332.644.970,33 |
Central Bank of Cyprus (Cipro) | 0,1513 | 16.378.235,70 |
Latvijas Banka (Lettonia) | 0,2821 | 30.537.344,94 |
Lietuvos bankas (Lituania) | 0,4132 | 44.728.929,21 |
Banque centrale du Luxembourg (Lussemburgo) | 0,2030 | 21.974.764,35 |
Bank Ċentrali ta’ Malta/Central Bank of Malta (Malta) | 0,0648 | 7.014.604,58 |
De Nederlandsche Bank (Paesi Bassi) | 4,0035 | 433.379.158,03 |
Oesterreichische Nationalbank (Austria) | 1,9631 | 212.505.713,78 |
Banco de Portugal (Portogallo) | 1,7434 | 188.723.173,25 |
Banka Slovenije (Slovenia) | 0,3455 | 37.400.399,43 |
Národná banka Slovenska (Slovacchia) | 0,7725 | 83.623.179,61 |
Suomen Pankki – Finlands Bank (Finlandia) | 1,2564 | 136.005.388,82 |
Totale *** | 70,3915 | 7.619.884.851,40 |
*** Eventuali discrepanze fra la somma dei singoli importi e il totale sono dovute agli arrotondamenti.
Quindi, dite voi, la Bce è una banca pubblica. Sì e no. Infatti andiamo a vedere l’azionariato della Banca d’Italia: se aprite il Pdf, scoprirete, che la Banca d’Italia è retta da un azionariato composto da banche e assicurazioni private, come Unicredit o Intesa. E questo vale per ogni singola banca centrale nazionale che compone l’azionariato della Bce.
Da ciò discende una cosa macroscopica: il controllore delle banche è… da queste posseduto. E forse ora si capisce meglio perché Bankitalia non è riuscita a prevenire casi come Banca Etruria. E si capisce molto bene la differenza che corre tra Draghi e Visco.
Come sempre sono le persone a fare la differenza e le regole stringenti o meno che obbligano queste ad essere trasparenti o meno. In Europa c’è Draghi e la Bce con le sue regole, in Italia abbiamo Visco e la Banca d’Italia con le sue…
IL RESTO DELLA SETTIMANA
Per quanto riguarda il resto, dopo il fallimento della riunione di Doha tra i produttori Opec, dove l’insanabile dissidio – politico, militare, commerciale – tra Arabia Saudita e Iran ha impedito qualsiasi accordo, uno sciopero in Kuwait ha fatto comunque impennare il prezzo del greggio Wti che ha chiuso a 43.5 dollari al barile. Ora si trova nei pressi di una forte resistenza tecnica, evidenziata dalla doppia linea rossa.
Che, se rotta al rialzo, potrebbe portare rapidamente il prezzo a 50 dollari al barile. Vediamo: cautela.
Le borse restano nervose anche se in fase di recupero dalla forte discesa dei primi due mesi dell’anno, e tutti ora sono in attesa delle ultime due banche centrali che mancano all’appello con le loro riunioni mensili: la Fed americana e la Boj giapponese.
Per quanto riguarda la Fed, il problema è ridare ai mercati un’idea di direzione, riacquistare un minimo di credibilità dopo i continui giri di valzer della Yellen. Quindi ci si aspetta di capire quando la Fed intende procedere con il secondo rialzo dei tassi di riferimento dopo il primo avvenuto a fine 2015.
Per quanto riguarda la Boj il discorso si fa scabroso. Dopo anni di Qe e tassi negativi i risultati sono modesti: i giapponesi sono anziani, non spendono, il debito è tutto in casa loro e l’economia ha chiaramente mostrato, in un Paese ipertecnologico di essere arrivata ad un limite dove crescere ancora è difficile per motivi oggettivi, dovuti anche al fatto che comunque il Giappone è un Paese chiuso ai contributi esterni.
Pare che ora sul piatto ci sia il raddoppio dell’attuale Qe (è già mostruoso!) e un ulteriore allentamento in territorio negativo dei tassi di riferimento già negativi.
Ci sarà un perché se la parola kamikaze è giapponese…
Buona fortuna a tutti!
[Massimo Scalas]