wonderland planet. LO STUPIDARIO DELLE QUOTE ROSA

Lo stupidario del XXI Secolo

STIAMO LEGGERI. Stiamo su qualcosa di innocuo. La stupidaggine della parità di genere e dell’uguaglianza.

Cosa c’entra con l’economia? C’entra, fidatevi che c’entra dal momento che ormai il politicamente corretto impone di assumere non in base a meriti e capacità, ma garantendo le donne in quanto tali, anche quando queste non hanno meriti e capacità professionali adeguate (e ora sparatemi).

Non so se si capisce, ma ce l’ho con le quote rosa.

SCIENZA E INTELLIGHENZIA

La ricerca scientifica dovrebbe basarsi unicamente sull’evidenza empirica e sul processo di confutazione delle ipotesi nate da osservazioni del mondo reale.

L’indifferenza a manifesti ideologici teorizzati nei circoli di partito o nei salotti delle madame barricadere a da quegli sciocchini delle associazioni studentesche, che tutto fanno tranne che studiare (del resto la Camusso insegna), dovrebbe essere scontata.

Basta con la correttezza di facciata!

Invece no, uno dei tanti dogmi che ci fracassano il cervello in questo inizio di secolo che pretenderebbe di ridurci tutti quanti a ominidi usciti dallo stesso stampino, è che uomini e donne sono uguali, ugualmente possono fare gli stessi lavori e con gli stessi risultati.

E chi dissente è scemo.

I primi, nefasti risultati si vedono ormai a tutti i livelli se è vero come è vero, che persino la Banca Mondiale, quando fa ricerca del personale ha stabilito che se i candidati sono tre e il terzo è donna è questa che va assunta.

Capite bene che, se anche nel tempio del capitalismo e del liberismo si procede alla negazione del merito facendo prevalere considerazioni incentrate sul genere, siamo a posto.

UNA VOCE FEMMINILE FUORI DAL CORO

A tale proposito è molto interessante ciò che in merito afferma Lotta Stern, sociologa, professoressa associata all’Università di Stoccolma, oggi in Italia per un seminario alla Bocconi e intervistata da Il foglio.

Tra le altre cose afferma che “Nel campo della sociologia del lavoro, il dominio delle femministe di sinistra ha fatto sì che l’eguaglianza nei risultati tra uomo e donna diventasse una regola indiscutibile. È una definizione di eguaglianza che differisce molto, ad esempio, da quella concepita in un’ottica liberale, secondo cui gli individui sono eguali soltanto nel fatto di avere gli stessi diritti e gli stessi doveri”.

Lotta Stern

La sociologia di genere ha invece messo grande enfasi sulla diversità dei risultati, ottenuti nel corso della carriera, tra uomo e donna, “senza tenere in conto che molti studi stanno dimostrando che una certa diversità nelle preferenze, nel carattere e nel talento di uomini e donne provengono almeno parzialmente dalla biologia”.

Bene, mi pare che questo parere autorevole vada nel senso del buon senso prima che della scienza, e che sarebbe quanto mai opportuno studiare queste differenze in maniera non ideologica: esiste un settore degli studi economici chiamato economia comportamentale che se sgombrato dalla faziosità e dal desiderio di rivalsa di certe esponenti femminili “potrebbe chiarire molte cose sulle scelte occupazionali, le attitudini al rischio e l’aspirazione al successo”.

Ciò che via via gli studi scientifici in materia vanno rivelando, sono niente altro che conferme ovvie e banali che tra uomini e donne ci sono differenze, anche biologiche e non solo culturali, che ne influenzano i comportamenti e le attitudini sul posto di lavoro.

Naturalmente tali studi vengono altresì bellamente ignorati perché stroncano senza pietà il dogma sacro dell’uguaglianza di risultati tra uomo e donna . Chi osa dubitare viene immediatamente tacciato di nostalgie patriarcali, ridicolizzato e deriso.

Non fa niente poi che una donna, a causa della minore massa muscolare non possa andare per 40 anni in giro per i boschi a tagliare querce.

Il dogma dice che può, per la stessa durata e gli stessi risultati dell’uomo.

È inutile, non siamo uguali!

L’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA

Purtroppo viviamo un epoca in cui è evidente l’egemonia culturale egalitarista, alla quale, detto per inciso, non importa nulla che a tutti vengano offerte le stesse opportunità di partenza, a cominciare dall’accesso all’istruzione, mentre importa loro dimostrare l’indimostrabile: che tutti siamo uguali.

Ecco perché della lotta all’ultimo sangue, specie in Paesi come il nostro, ma anche in Francia per esempio (in genere in tutti i Paesi cattolici e non è un caso…) al merito, al premio per chi si dà più da fare.

L’egalitarismo, molto diffuso nell’università, nei media e in generale nei luoghi in cui “nascono le idee”, spesso impedisce, a chi vi appartiene, di pensare in maniera diversa, di vedere le cose da una diversa prospettiva, di proporre un pensiero originale che non sia il trito ripetersi di slogan disancorati dalla realtà.

Tale utopia ha permesso il saldarsi degli intellettuali utopico alla sinistra facendo sì che un fenomeno, il socialismo, per nulla espressione delle classi popolari e operaie (fu un fenomeno elitario nelle origini) divenisse la dottrina politica di riferimento delle stesse (Friedrich von Hayek, Gli intellettuali e il socialismo)

I predicatori del nulla rimbalzano contro il muro della realtà

UN VUOTO PIENO D’INTOLLERANZA

Ma torniamo alla Stern che centra in pieno il nocciolo della questione: “Oggi la diversità politica è pressoché scomparsa in gran parte delle scienze sociali, lasciando spazio a un atteggiamento di intolleranza e di stigmatizzazione di chi non la pensa come la sinistra”.

TRUMP & CLINTON

Dopo aver letto questa frase mi balza subito alla mente un esempio classico che unisce l’intolleranza e l’ipocrisia tipica del politicamente corretto imposto dalla cultura dominante, quello del diverso trattamento riservato a Bill Clinton rispetto a quello, preventivo e prevenuto che oggi subisce Donald Trump.

Trump…? No, Clinton!

Il primo, noto guerrafondaio, che fece bombardare, con il gentile aiuto dell’italiano D’Alema (guarda caso anche lui di sinistra) Belgrado nonché noto puttaniere che usava la sede della massima istituzione americana, ovvero la Casa Bianca, per farsi sollazzare i genitali dalla bocca di una gentile stagista e per provare i suoi sigari aromatizzati opportunamente dalla medesima, gira ancora oggi il mondo per strapagate conferenze in cui folle adoranti di signore col cuore a sinistra e portafoglio a destra, attestano la loro personale simpatia per il soggetto e probabilmente di invidia per la stagista.

Il secondo, che con le sue aziende dà comunque lavoro a migliaia di americani, che per ora, non bombarda nessuno, che vuole mettere più soldi nei portafogli degli americani, è invece trattato peggio di un lebbroso, deriso, sbeffeggiato perché è repubblicano e quindi ignorante per definizione e soprattutto perché osa dichiarare di fare ciò che l’altro negava di fare pur facendolo.

PRETESE CHE CERTIFICANO
UNA CONDIZIONE D’INFERIORITÀ

Ma torniamo al problema dell’uguaglianza di genere concludendo con l’ottima Stern (che dimostra quanto una donna possa essere gagliarda, intelligente e brillante quando non si metta in testa di voler fare tutti i lavori maschili e di farsi dire che può avere in questi gli stessi risultati dell’uomo).
“In quanto donne e femministe – dice la Stern – dovremmo ben guardarci dal diventare una ‘fazione’ assetata di risorse pubbliche. In generale, le migliori politiche portate avanti dai governi sono quelle che trattano equamente gli individui, a prescindere dal sesso, dal colore della pelle o dal credo religioso”.

Il pensiero del saggio

Quindi è chiaro che in molti contesti si deve procedere a migliorare le condizioni delle donne, come di altre categorie, ma questo non può esser fatto pretendendo identici risultati finali, perché sennò l’unica cosa che si ottiene è fare come ormai si fa nella scuola italiana: se studi e sei brillante vieni promosso, se non studi e sei pure un po’ bullo, vieni promosso lo stesso.

Bisognerebbe invece procedere assicurando le stesse opportunità di partenza offerte dal Paese in cui si vive: i risultati finali dovrebbero invece dipendere da ciò che poi l’individuo ci mette di suo; intelligenza (che non è uguale per tutti) impegno, disponibilità a sacrificarsi.

Quando una donna (ma la cosa vale per chiunque voglia far prevalere sul merito l’appartenenza a una minoranza) pretende l’assunzione, l’occupazione di un posto di lavoro solo in quanto donna, allora fa un torto a se stessa prima ancora che a colui cui ruba l’opportunità, in quanto rende palese una condizione d’inferiorità che essa stessa mantiene per ricavarne protezione e vantaggi.

CONCLUSIONE

Lascio concludere alla Stern, che così chiosa: “La soluzione sta nell’adattarsi al contesto e a quello che ci dice la scienza. In Svezia, per esempio, c’è una stagnazione del gap salariale tra uomo e donna e il tasso di promozione femminile è rallentato.

Le aziende, a questo proposito, potrebbero tenere conto di certa letteratura che rivela che le donne faticano più degli uomini in contesti competitivi incentrati sulla reputazione, e provare ad agire di conseguenza”.

Così è, se vi pare.

  • Una così andrebbe invitata ai “Dialoghi sull’uomo”, ma non accadrà mai.

[Massimo Scalas]

[Fonte: Il Foglio]

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