DA OGGI la rubrica settimanale di economia diventa giornaliera.
Cercheremo di rappresentare in modo agile, ma esauriente, i fatti salienti della giornata appena trascorsa.
Ci soffermeremo, di volta in volta ove necessario, su un aspetto particolarmente significativo dell’economia mondiale e/o nazionale.
Il tutto a comporre un percorso coerente e consequenziale e, come sempre, facendo parlare i numeri.
I nostri lettori non devono vivere rimbambolati e allocchiti sempre di più dalle esternazioni estemporanee di un Renzi che, alla Versiliana, sbaglia il Garibaldi con la Colombo come a suo tempo sbagliò il Quartiere di Gavinana con il paese della Montagna pistoiese – perché a questi livelli siamo con chi ci governa e ci impoverisce…
LE BORSE
Ieri la giornata è stata, tutto sommato, poco mossa. La borsa migliore è stata quella italiana, grazie alle ottime performance delle… banche nostrane.
Stranamente, da lunedì, nessuno del governo e della carta stampata parla di biechi speculatori in azione. A Wall Street hanno visto angioletti d’azzurro vestiti volare e spandere talleri d’oro a piene mani.
Segnalo solo un cosa molto interessante: il grafico giornaliero (vedi la prima immagine) dell’indice americano SP500; ci segnala un possibile “doppio massimo” cioè un pattern o figura grafica, che, potrebbe preludere a un brusco calo nei prossimi giorni: da qualche settimana segnaliamo una bella bolla speculativa in formazione. Vediamo se segue botto o se si tratta di una… pausa di riflessione.
I mercati si stanno sempre più concentrando sul discorso che Janet Yellen terrà venerdì, a Jackson Hole, durante l’annuale simposio della Fed.
Come sempre quando si tratta di banche centrali e ancor più quando c’è la Yellen di mezzo, si rischia di creare un’attesa spasmodica ingiustificata.
Secondo me ci sarà tanta aria fritta seguita da una bel falò di dollari (ovvero un calo del dollaro sulle valute principali).
VENTOTENE E LA “FRASETTA CAROGNA”
Ma veniamo a casa nostra. In questi giorni si è fatto un gran parlare del vertice di Ventotene tra Renzi, Merkel e Hollande (vedi).
I media hanno gonfiato la cosa in modo parossistico. Indubbiamente il vertice ha avuto un’eco anche internazionale, ma non certo come si vuole far credere in Italia e soprattutto si continua a leggere solo ciò che fa comodo a qualcuno.
Per fortuna oggi le notizie sono facilmente verificabili oltre che reperibili e quindi, visto che Graziano Delrio, intervistato dalla Nazione ci fa sapere che noi vogliamo dall’Ue non uno, ma altri cinque anni di flessibilità, allora io vi metto una frase che la Merkel ha detto a Renzi, della quale, sui nostri giornali non troviamo traccia. Ciao, Graziano!
In ogni caso almeno ora gli italiani sanno dove si trova Ventotene e chi era e cosa pensava Altero Spinelli… Sì, vero?
Qui trovate il Manifesto di Ventotene che Renzi ha citato almeno 3500 volte in questi giorni, per teorizzare l’Europa realmente unita, cioè la richiesta solita da fare alla Merkel affinché gli altri mettano i loro soldi in comune coi nostri debiti.
Leggete in particolare pagina 8 e 9 e poi vedete un po’ voi se vi piacerebbe un’Europa così o se forse in parte, non è già così.
Chiudo constatando con piacere che altri giornali, dopo che noi ne abbiamo parlato a più riprese da fine 2015, scoprono l’acqua calda dell’uso smodato dei voucher nel mercato del lavoro. Ma siccome non spiegano perché si è arrivati a questo, lo faccio io.
I voucher non sono altro che la risposta del mercato del lavoro alla mancanza di flessibilità delle nostre leggi in materia.
Questo perché il Jobs Act non ha inciso, volutamente, sulla vera causa della rigidità del lavoro italiano, ovvero sulla contrattazione, che è ancora quasi esclusivamente a livello nazionale, per volere dei sindacati, che così esercitano un potere che svanirebbe se la contrattazione venisse spostata a livello aziendale.
In questo caso, infatti, si andrebbe verso un aggancio delle retribuzioni alla produttività reale, diversa tra azienda e azienda e tra lavoratore e lavoratore.
E si innescherebbe una spirale meritocratica che è proprio ciò che i sindacati più temono.
Data la struttura frammentata delle nostre imprese, il loro potere si disperderebbe in troppi rivoli. Ma siccome per ora così non è, ecco che il voucher, costituisce il rivolo tra mille rivoli attraverso i quali persone e aziende possono incontrarsi, nonostante l’elevatissima tassazione, nonostante i veti e le rigidità sindacali…
[Massimo Scalas]
[Fonti: Bloomberg, Forexlive.com, Finanza online.com]