wonderland planet. OH, MY GOD!

Piccoli incidenti della storia

LE COSE non vanno quasi mai come i “grandi uomini” che fanno la storia immaginano: a volte Storia e pure Geografia e Scienze, si fanno beffe degli intenti umani e procedono anche e sopratutto per accidenti, per effetti secondari o indesiderati rispetto all’intento originario. Oggi parliamo della Brexit, domani di Trump.

LA LETTERINA

E venne il giorno della Brexit, a quasi 10 mesi dal referendum, che sono serviti agli inglesi per cercare di rimediare al vuoto assoluto che è emerso impietosamente dal cervello di chi l’ha voluta, finalmente la premier May ha inviato la fatidica lettera, per chiedere l’attivazione dell’art. 50 del trattato Ue, che permetterà di avviere le trattative con l’Unione per l’uscita della Gran Bretagna. Una lettera barocca, più ad uso interno che esterno. Ora iniziano i guai.

Ma dove l’hanno trovata questa?

AH, SE ME LO DICEVANO PRIMA!

Gli inglesi vogliono credere che basteranno due anni per chiudere.

Se va bene ce ne vorranno almeno 5, considerato che in ballo ci sono ben 19mila norme da abrogare e riscrivere, per non parlare dei singoli trattati sulle più disparate materie da riscrivere con più di 100 Paesi nel mondo.

La pubblica amministrazione inglese non ha infatti, a livello apicale, sufficienti figure per rinegoziare questi trattati con la velocità necessaria.

Intanto però salta fuori una “curiosa notizia”, che, come il gatto col topo, attendeva i sudditi di Sua Maestà: non si esce gratis dall’Ue, c’è un prezzo (e non per modo di dire) da pagare.

Il conto è di 60 miliardi di euro: questo non è altro che la quantificazione degli impegni finanziari che gli inglesi avevano preso fino al 2019 per contribuire al bilancio Ue e sappiamo sin da ora che nel 2019 loro saranno ancora membri di questa Unione.

Mai una volta che te lo dicano prima!

Per capire meglio basti pensare che l’insieme degli impegni contruibutivi presi da tutti i Paesi membri da oggi al 2025 è pari a 724 miliardi di euro, così, tanto per chiarire ai signori italiani che postulano l’uscita dell’Ue nel weekend aggratis con gentili omaggi ai partecipanti.

Gli inglesi ora dicono: “Ma che… davvero davvero?”. Sì, cari, anche se nessuno ve l’aveva detto è così. E il fatto che non sia un pesce d’aprile lo dimostrano Juncker e soci , che faranno presto partire lettere di sollecito di pagamento (davvero, non è uno scherzo) destinate ad ogni inglese: nel caso che il governo di Sua Maestà, si rifiuti (come vorrebbero) di adempiere; ogni inglese dovrà versare 500 euro per il disturbo causato.

Naturalmente non si fa tutto per soldi e la libertà, si sa, non ha prezzo. Magari però saperlo prima di votare era meglio.

VISTO CHE NON SUCCEDE NULLA?

Intanto, però, in settimana abbiamo avuto dati da record sui consumi e dunque, come direbbero Grillo e Salvini in coro: la Brexit è stata un successo.

Io però continuo a pensare che in questo mondo che corre senza darsi il tempo necessario a che le cose accadano realmente, siamo solo all’inizio di un salto nel buio, oltretutto guidato da politici che si sono dimostrati dei guitti di primordine.

È proprio il record dei consumi a dirci che le cose stanno per cambiare: infatti i dati ci parlano di un debito privato per prestiti personali (carte di credito, prestiti auto, anticipi su stipendi, scoperti di conto), in crescita del 10,6% tendenziale, dopo che a novembre si era toccato il maggior tasso di espansione degli ultimi 11 anni.

Una drammatica conseguenza della Brexit: accoglieteli con spirito cristiano!

La difficoltà di quadrare i conti domestici spesso si cela dietro questo tipo di ricorso al credito, la cui tumultuosa crescita mette a rischio l’economia al risalire dei tassi d’interesse, oggi ai minimi storici. Cosa accadrà quando i tassi saliranno?

IL RUOLO DELLA BOE

La Boe (Banca Centrale Inglese) ha reagito al referendum iniziando immediatamente un Qe, inondando cioè la piazza inglese di denaro a costo zero.

Tale iniziativa ha impattato subito sulle famiglie inglesi, con la sterlina che è crollata ai minimi storici e le banche a fare a cazzotti per offrire prestiti a tasso zero.

L’effetto collaterale è un’inflazione in salita e che si stima possa arrivare a fine anno intorno al 3% e vicino al 4% nei prossimi 5 anni e questo, con un mercato del lavoro ormai saturo, avrà come conseguenza una riduzione del reddito reale disponibile per gli inglesi che già, negli anni della crisi, avevano perso il 10% circa di tale reddito (e proprio per questo motivo, incolpando erroneamente l’Ue invece delle scelte dei propri politici in materia economica, avevano votato per la Brexit).

Carney: e ora che si fa?

È quindi chiaro che quando la Boe alzerà i tassi per frenare l’inflazione, il conto lo pagheranno le famiglie che già ora sono fortemente esposte e il cui tasso di risparmio si avvia a non andare oltre il 4% del reddito pro capite: eppure, la previsione di crescita economica elaborata da Carney (governatore della Boe) basa tutto o quasi sull’incremento dei consumi privati…

Davvero poco rassicurante se pensiamo che oggi il debito privato cresce più del reddito nominale.

[Massimo Scalas – Continua]
[Fonti: Forexlive.com, Twitter, Radio 24]

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