I MERCATI sono una brutta bestia, quando si esaltano non guardano più a niente; può scoppiare una bomba atomica che loro tirano dritto. Ma se per caso qualcuno, di colpo, si sveglia con un tarlo che gli rode, allora sono cavoli amari.
In effetti questo è un momento in cui gli investitori stanno ignorando bellamente qualsiasi segnale negativo.
Oggi per esempio, dopo tre missili nord coreani caduti a 100 km dalle coste giapponesi l’indice di borsa Down Jones non si è praticamente mosso.
LE QUESTIONI DA PONDERARE
In ogni caso, visto l’enorme debito pubblico americano, resta tutto da vedere che Trump possa fare quella rivoluzione fiscale che ha annunciato: ricordo tra l’altro che avrebbe intenzione di portare la spesa militare dal già corposo 3,6% del Pil al 3,9%.
Per capirci l’Italia spende lo 0,8% del suo Pil e quasi tutto in stipendi…
O che questo non si traduca poi nella crescita che i mercati si attendono: ricordo che Trump, come già Renzi in Italia, ha in mente una politica economica pro ciclica, ovvero ha in mente di fare l’esatto contrario di ciò che va fatto quando c’è crescita economica (e gli Usa con Obama sono comunque cresciuti per tutti gli anni del suo mandato), che consiste nel ridurre il debito pubblico e mettere fieno in cascina per i momenti di recessione.
SE LA FED SI METTE DI TRAVERSO
Esiste poi la questione legata al nuovo aumento dei tassi che la Yellen, la governatrice della Federal Reserve (Banca Centrale Americana), ha praticamente annunciato giovedì in vista della riunione di marzo.
Trump a inizio mandato si è mosso in maniera maldestra, facendo pressioni piuttosto malcelate sulla Yellen affinché tale aumento non venga attuato.
La reazione è stata pronta, composta ma chiara: la Fed è indipendente e la Yellen intende terminare regolarmente il mandato a scadenza nel 2018.
Questo significa che ci sarà questo e probabilmente altri due aumenti nel corso dell’anno.
Infatti la Fed ha centrato l’obbiettivo di un inflazione al 2%, i dati economici parlano di un’economia solida e dunque la preoccupazione è ora quella di evitare un surriscaldamento dell’inflazione.
E il modo in cui le banche centrali tengono sotto controllo questo parametro è agendo sui tassi di riferimento del costo del denaro.
Tassi bassi servono a spingere l’inflazione in alto, tassi alti a tenerla bassa.
Il problema è che un aumento del costo del denaro andrebbe in direzione uguale e contraria agli effetti promessi dai tagli fiscali di Trump.
PROTEZIONISMO SÌ O NO?
Altra grande incognita è data dai propositi protezionisti di Trump: infatti appare piuttosto pacifico, che chiudere le frontiere commerciali agli altri significa ricevere poi lo stesso trattamento e questa è una cosa che al momento non viene presa in considerazione dagli investitori, ma il risveglio potrebbe essere brusco.
Una guerra commerciale con Cina e Messico sarebbe solo l’inizio della storia.
In ogni caso è chiaro: le promesse di Trump al momento spingono in alto la borsa americana. Ma non è tutta la storia.
[Massimo Scalas – 2 Continua]
[Fonti: Investing.com, New York Stock Exchange, Vox.com]