zucche piene & teste vòte. DOBBIAMO STARE VICINI-VICINI? MA ANCHE NO, CARO TIBERIO. E NEL FRATTEMPO ISCRÌVITI ALLA SCUOLA SERALE E IMPARA A LEGGERE PRIMA DI DIRE CAZZATE

«Questo casino dello snaturamento del Montalbano a opera di chi… arriva e arruffa tutto, deve finire. O di riffa o di raffa. Perché quando io vado alla casa in cui sono cresciuto e in cui vive mia figlia, non voglio ricevere lettere di diffida da avvocati di merda perché ho fatto manovra, con l’auto, su un decimetro quadrato di terra di un cerebroleso che crede di possedere il mondo e di fare come vuole a prescindere»

 

I gentili pensieri del signor Tiberio Bardi, pratese di nascita e luccianese di adozione, ci spingono a fare alcune considerazioni di buonsenso da sottoporre anche ai politici di Quarrata e ai loro geometrini dell’ufficio tecnico… [il tracciato rosso indica la strada asfaltata]

SIMILE A UNA COMARE HO STARNAZZATO

FINCHÉ IL COMÙN LA STRADA ’UN M’HA ASFALTATO


Sei di Quarrata se dici una cazzata?

 

SUL GRUPPO Facebook Sei di Quarrata se (una di quelle stronzate in cui la gente si riconosce per poter credere di essere davvero viva…), Tiberio Bardi, quarratino per modo di dire, perché non basta tornar di casa da qualche parte per essere qualcos’altro, scrive con animo indignato e commosso, da vero patriota:

Scusate, ma è più di una settimana che si va avanti con questa storia, ma mi spiegate, cosa volete con questi articoli demenziali? L’esproprio proletario? Io mi sento in causa; sono cittadino di Quarrata ma provengo da Prato, ho acquistato il mio terreno e secondo Voi, ci dovrei far passare cani e porci? E la mia incolumità vicino casa chi me la garantisce? Sarò pure padrone di chiudere un passo se non è strada vicinale o strada pubblica? Oppure no? Questi articoli generici sono pura spazzatura, fate i nomi, dite se i passi che asserite sono stati chiusi sono o non sono strade vicinali o pubbliche, dimostrate i fatti per una volta, invece che calunniare la gente a casaccio.

Mi sono personalmente permesso di segnare in grassetto certe espressioni e/o parole significative e indicative del retro-pensiero di questo gentilissimo signore (se non abbiamo visto male, geologo [laureato? Ma non è detto… potrebbe avere interrotto prima] all’università di Pisa) che

Casa Bardi nella prateria di Lucciano

1. prima gentilmente si scusa (ovviamente prende per il culo, anche se non fa ridere punto)

2. poi cala – come si dice a casa di Vasco Rossi – uno squasso di pugnette (= un monte di seghe, a Lucciano) in cui ci dà di dementi

3. ci accusa di essere maoisti (una volta dicevano che eravamo fascisti: decidetevi, cazzo!) perché vogliamo espropri proletari

4. si sente chiamato in causa (ci vuol dire che è stato beccato sul vivo?)

5. ci ricorda che ha comprato e che perciò il terreno è suo e ne fa quel che vuole (mio terreno: un corno suo! Lo ius aedificandi, il diritto di costruire, in Italia è parecchio attenuato: nessuno può fare quel che cazzo vuole, anche se sul suo terreno: lo possono solo fiorentini e pratesi come il Bardi perché comprano e trovano, a Quarrata, un ufficio tecnico che ammazza i quarratini, ma mette poltrone capitonné sotto il culo degli stranieri)

Guardate bene: la giunta di Quarrata ha perfino la bandiera tricolore capitonné alle proprie spalle…

6. ci dice cosa pensa degli altri (sono solo cani e porci)

7. rivendica la sua incolumità vicino a casa (è forse un mafioso a domicilio coatto? Deve avere la scorta?)

8. ci parla e ci addottrina sulla genericità spazzaturosa dei nostri articoli; e dimostra, ovviamente, proprio perché parla così, di non aver letto i testi su cui si incazza; di non aver neppure guardato le figure (a Lucciano si diceva così) e di non capire una sega di ciò che legge (sia pur geologo laureato pisano)

9. infine ci accusa di calunniare la gente a casaccio – ma non rompa i coglioni e si legga, solo per capire cos’è una calunnia, l’art. 368 del codice penale (che non significa, badi bene, il codice del pene = cazzo).

Questo è – se non abbiamo commesso errori – il quadro di riferimento. E dobbiamo dire che non è poco, non credete?

Tiberio Bardi. pettiniamolo un po’…

Però, dinanzi a un quarratino così patriottico, credo che un paio di pettinate aggiuntive debbano essere date; così, «ma per vedere come il gioco è fatto, | per ridere un poco insieme», come direbbe Cardarelli – che son quasi certo che Tiberio ignora cosa sia.

È suo o è per celia?

E per questo è bene far vedere la sua situazione abitativa. Dovrebbe essere (credo) un ramo di via delle Poggiole, ma ha poca importanza.

Di fatto Tiberio vive in un’atmosfera idilliaca e campestre, con margheritine e farfalle (ha anche un cane di Italia Viva?).

È arrivato a Lucciano – mi dicono – dopo aver comprato e, sùbito, ha iniziato a fare quel che voleva. Il Comune non gli ha detto nulla: se non ha addirittura approvato tutto, fingendo di non vedere e/o sanando le eventuali malefatte. L’avesse fatto un luccianese di sangue e di razza, i geometrini precisini dell’Utc lo avrebbero sbranato vivo.

Poi Tiberio, in onore del suo omonimo imperatore succeduto ad Augusto, ha iniziato a «sagagnare i maroni» (espressione di casa Vasco Rossi; in luccianese: rompere i coglioni) a tutti, finché (è vero? È falso? Dica lui) il Comune non gli ha generosamente asfaltato la strada sterrata che portava a casa sua, fin dinanzi all’uscio.

Vive a Lucciano, ma lavora qua, a Pràho/P-lato

O l’ha pagata di tasca propria? Se ha pagato di tasca sua, ce lo faccia sapere e, magari, ci mostri anche la fattura: sarebbe meglio per poterci credere.

Siccome, però, Tiberio di Lucciano, il manager, non abita a Capri come l’imperatore romano, ma sul Montalbano, mandato più o meno a puttana dai comunali, sulla strada bianca che porta al Rimaggio e al bosco della Cortecciana, il patriota si sente insicuro: trema e non vuole che cani e porci passino dinanzi a casa sua – neppure quei cani e quei porci che di lì sono sempre passati da tempo immemorabile.

Anche l’imperatore Tiberio era ossessionato dalla gente. E fu per questo che si trasferì a Capri, al sicuro. Ma il Bardi perché non si sente sicuro? È, forse, al domicilio coatto? Teme che qualche ipotetica ganza incazzata e pazza lo vada – come direbbe Tonino Di Pietro – a sparare?

No. Shakespeare ripeterebbe più volte che Tiberio “è uomo d’onore” e che, per questo, di ciò che ha, fa quello che vuole. Ma la strada chi gliela ha asfaltata? Il su’ portafogli o quello della cassa comune dei quarratini – tanto ai geometri (plurale di geometro) dell’ufficio tecnico comunale, che gliene frega delle tasse dei quarratini veri, nati e cacati lì, su quel territorio? ’un son mìha soldi sua!

Mi dispiace, Tiberio. Se ti lamenti è perché – come direbbe Cicerone – ti senti la coda di paglia. Ma questi sono cavoli tuoi (politically correct) o cazzi tua (luccianese correct) alla faccia delle endORFINe dell’Utc di Quarrata. E questa battuta, Tiberio, te la facci spiegare alla Fantozzi dal sindaco Mazzanti, che sa perfettamente a cosa si allude.

Tiberio sì… ma ’un è quello

Voglio ribadire il concetto: o stranieri di Toscana e d’altre regioni! Voi venite qua, comprate sul Montalbano, fate quel che cazzo volete, rompete le palle a chi, in questi luoghi c’è nato e ci ha vissuto una vita intera, e avete anche l’ardire di indignarvi?

È da una settimana che si va avanti, o intelligenza divina, business manager presso la Tuscanlogistics Srl di Pràho (PO) o Plato (Pe-kin)? Al riguardo ha qualcosa da dire?

Lo dica pure, Tiberio; ma stia sicuro che questi articoli generici… pura spazzatura continueranno finché io, direttore di questo quotidiano che a lei sta sulle palle, deciderò di continuare a dirigere la musica.

Se a lei hanno asfaltato la strada fino alla soglia di casa sua, avrò diritto di ripetere all’infinito che a Lecceto mancano piazzole di parcheggio pubblico per residenti, per proprietari dei fondi oltre via Lecceto e per cacciatori o escursionisti che girano dove vogliono e non devono essere fermati?

E se la cosa non le va bene, caro Tiberio, se ne faccia comunque una ragione e ringrazi il cielo, e me, che anch’io ho contribuito (pur senza saperlo né volerlo) all’asfaltatura della strada che ora mena (a Roma picchia, a Lucciano porta) comodamente al suo uscio nella casa della prateria!

Questo casino dello snaturamento del Montalbano a opera di chi, come lei, arriva e arruffa tutto, deve finire. O di riffa o di raffa, ma deve finire! Perché, quando io vado dove sono cresciuto e dove vive mia figlia, continuamente disturbata, importunata, dileggiata da vicini rompicazzo piovuti lì a caso dal cielo, non voglio ricevere lettere di diffida da avvocati di merda perché ho fatto manovra, con l’auto, su un decimetro quadrato di terra di un cerebroleso che crede di possedere il mondo e di fare come vuole a prescindere, dimentico che c’è già chi, prima di lui, nella terra c’è finito; e precisamente due metri sotto.

Secondo voi, lettori, è normale che si debba scendere sotto gli occhi guardoni di tre telecamere? O è certa gente che rompe il cazzo? Chiediamolo, per una expertise, ai geometrini, al sindaco Mazzanti o alla tutrice della legalità, l’avvocata-assessora Marini…

E non voglio scendere lungo via di Lecceto costretto a percorrerla sotto gli occhi di tre telecamere piazzate a cazzo di cane su una via comunale da due gentili vecchietti che, come lei, sono ossessionati dal terrore della morte.

«Ai poveri do un consiglio» disse Vittorio Feltri. «Quello di diventare ricchi».

Sono quasi certo che lei non capirà. Perciò chiarisco: a lei e a quanti che, come lei, vengono a vivere in campagna e si costruiscono intorno un forte contro gli apaches per proteggersi, dico: «Restatevene a vivere a Firenze, a Prato, a Tunisi o a Pescina. Sono quelle le vostre dimensioni, mentali e spirituali. Lì siete al sicuro: qua, invece, siete dei poveri pesci fuor d’acqua!

Noi continueremo a scrivere quanto ci pare e piace: così voi, grazie a noi, potrete imparare a leggere sui nostri articoli-spazzatura!

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Ci s’ha il diritto di parlare o si deve solo prendere
merda in faccia da chi non sa né leggere né scrivere?


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